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Editoriali

L'ALLENATORE NEL PALLONE E LE BUFALE DELLA STAMPA

Se a Natale siamo tutti più buoni, a Ferragosto siamo tutti più pigri: i negozi chiudono, le spiagge si riempiono e i giornali si assottigliano. Complice forse il freddo anomalo, la settimana di Ferragosto si è aperta con la decisione del nuovo presidente della FIGC, Carlo Tavecchio, di nominare, come nuovo commissario tecnico della nazionale, l’ex allenatore della Juventus Antonio Conte. Fin qui, nulla di straordinario. Ci si aspettava, però, un’adesione entusiasta dell’allenatore. Non a tutti, del resto, capita di allenare una Nazionale. In molti, inoltre, pensavano che le dimissioni del tecnico juventino fossero coincise proprio con la possibilità di diventare il nuovo CT della Nazionale, ma – cosa ignota ai più – c’era ancora un ostacolo da aggirare: l’ingaggio. Da una parte Conte, pur disposto a “sacrificarsi” per sedere sulla panchina più prestigiosa del Paese, non voleva perdere il suo status di miglior allenatore sulla piazza, con tutti i benefici economici che ne conseguono; dall’altra, la Federazione doveva risolvere alcuni problemi legati al budget, piuttosto limitato, che prevedeva in un milione e mezzo il compenso per il nuovo allenatore azzurro. Il problema è infine stato risolto grazie all’intervento di uno sponsor – Puma – che ha provveduto a sborsare quanto richiesto da Conte.

Sembrava – quello calciststico – l’unico problema ferragostano ma, dopo poche ore, ne è sorto un altro. Alessandro  Di Battista, deputato pentastellato, ha fatto pubblicare uno scomodo articolo sulla situazione in Medioriente. Un tema delicato, che é stato utile a tutti coloro che si limitano solamente ad accusare il grillismo senza ricercare le reali cause dei conflitti mediorentali. Non si vuole entrare in merito di una simile questione, complessa e in continua mutazione, ma è utile conoscere per intero la dichiarazione di Di Battista ed è altrettanto utile capire quali siano stati i momenti storici che hanno determinato l’attuale situazione irachena. In pochi sanno cosa sia il trattato di Sèvres, nato da una conferenza svoltasi nel 1921 nella quale Francia e Gran Bretagna, ignorando il principio di autodeterminazione dei popoli di Wilson, si spartirono i possedimenti mediorientali dell’ormai decaduto Impero Ottomano; nessuno, inoltre, ha posto reale attenzione sui problemi reali dell’Iraq, concentrandosi solamente sul concetto di difesa dei “cristiani”.

È infatti curioso che l’Europa difenda a spada tratta i cristiani perseguitati in Iraq quando, in questi ultimi anni,la stessa Europa si è preoccupata solamente di distruggere e celare le radici cristiane del nostro continente, mai citate nella Costituzione europea. Nessuno, in Europa, si levò contro le provocazioni islamiche, come quella di togliere il crocifisso nelle aule scolastiche che sono culminate con sentenza Lautsi vs. Italia della Corte europea dei diritti dell’uomo del 3 novembre 2009. Questa stabilì che l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche rappresenta “una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni e del diritto degli alunni alla libertà di religione”. La sentenza venne successivamente recepita in Italia nel 2011. Per i cristiani iracheni però si riscoprono, non applicandole in Europa, le nostre radici che forse sono l’unico elemento che ci unisce. È Ferragosto del resto ed è giusto staccare la spina.

Michele Soliani