“Chi entra in Italia con i barconi è un perfetto sconosciuto: deve essere identificato immediatamente, i profughi vanno accolti, gli altri, i cosiddetti clandestini rispediti da dove venivano.” È questa la risposta da parte di Beppe Grillo nei confronti della manifestazione svolta dalla Lega Nord lo scorso sabato a Milano.
Il comico genovese ritratta sulla decisione del M5S di abolire il Reato di clandestinità affermando che in questi ultimi mesi si sono verificati due eventi, ISIS ed Ebola, che hanno portato a una rivalutazione del problema dell’immigrazione. Vi è anche una chiara accusa nei confronti del trattato di Dublino, Grillo ricorda che è stato “firmato a suo tempo dalla coalizione di centrodestra che ora si strappa le vesti”, che ha portato l’Italia a essere la “sala di aspetto, la porterei dei disperati del mondo.” Matteo Salvini, direttamente coinvolto dalle affermazioni di Grillo, ha risposto su facebook affermando: “Grillo oggi dice che i migranti “vanno rispediti a casa”. Peccato che i suoi abbiano votato per cancellare il reato di immigrazione clandestina, e i suoi sabato fossero in piazza contro la Lega, insieme ai “bravi ragazzi” dei centri sociali.”
Non è la prima volta che comunque Beppe Grillo pubblica messaggi duri nei confronti dell’immigrazione o della concessione della cittadinanza agli stranieri. Già lo scorso settembre, per esempio, aveva associato gli immigrati alle malattie, in quel caso paventando il rischio di contagio di tubercolosi.
Una sfida continua, l’altra settimana l’argomento era l’euro, tra due soggetti politici che aspirano a ottenere consensi nell’elettorato di Destra. Il leader M5s aveva la scorsa settimana cercato di erodere consensi al carroccio, accusando quest’ultimo di essere “euro molle” e raffigurandolo come una forza politica che “lancia il sasso dell’uscita dall’euro e poi nasconde la mano.”
Entrambi con punti a favore ma anche con punti a sfavore: Grillo deve affrontare le correnti a sinistra del suo Movimento, presenti e non contente delle ultime scelte prese quale l’alleanza con l’UKIP, mentre Salvini non ha la forza di presentarsi a oggi come partito nazionalista visto che rimane all’articolo uno dello statuto della Lega Nord un chiaro e netto riferimento alla secessione.
In questa lotta tra due titani mediatici emerge anche un’ulteriore elemento: che fine ha fatto la destra intesa come partito? Non se ne hanno notizie precise se non di riunioni, frequentate dai soliti, volte allo scopo di creare una coalizione di centrodestra, un sogno che assomiglia molto a utopia anche alla luce della legge elettorale che verrà, e di manifestazioni celebrate in concomitanza con altre, un esempio è la manifestazione andata in scena a Reggio Calabria, e senza alcun impatto emotivo. Si punta alle primarie anche se Berlusconi, che rimane attualmente deus ex machina del centrodestra, ne è allergico. Ma se si arrivasse davvero ad un voto per le primarie, si trasformerebbero nell’ennesima legittimazione di un leader ormai imbolsito e di una classe dirigente che non ha più nulla da dirigere ed ancor meno da dire.
Tutti quindi prendono spunto dall’ideologia identitaria ma non chi veramente oggi sarebbe legittimato ad esprimerla. È forse il momento che gli esponenti di quella che era Alleanza Nazionale inizino un ponderato percorso di ricostruzione che non si basi sul breve periodo quanto piuttosto sul lungo?
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