Che colpo, quello di Floris a “di martedì” su La 7. Ha invitato Marine Le Pen e, in un colpo solo, ha obbligato gli italiani a chiedersi perché mai i politici peggiori dobbiamo proprio averli noi. Non è importante se si è o meno in sintonia con madame Le Pen, non importa se si condividono o meno le sue posizioni. Ciò che impressiona e’ l’abisso di stile e di capacità comunicativa della signora rispetto ai politici nostrani.
E dire che di fronte aveva Massimo D’Alema, ossia uno dei migliori e più intelligenti esponenti della politica italiana. Madame, a differenza dei piccoli rappresentanti del centro destra a sud delle Alpi, non si è fatta impressionare, non si è fatta irretire. Ne’ da lui ne’ dal ministro Pinotti che ha tentato la patetica carta del politicamente corretto e dei bambini stranieri amici di quelli italiani. Un carro armato, Madame. Avanti per la sua strada che non è quella del falso pietismo, del politicamente corretto, dei sermoni dalemiani, del buonismo ottuso e deficiente. “Prima i nostri”, punto e basta. Chi è d’accordo la vota, chi non è d’accordo sceglierà Sarkozy oppure Hollande. Chiarezza e decisione. Poi ciascuno valuterà se è favorevole alla moneta unica o a quella nazionale, se le frontiere interne dell’Europa devono essere aperte o chiuse, se l’Islam e’ da combattere o è meglio il confronto, se la canaglia delle banlieues deve essere tollerata e compresa o repressa. Ma almeno Madame e’ esplicita, non si nasconde. Anche quando D’Alema tenta la carta del ricatto storico: la Francia e’ tra le nazioni maggiormente responsabili del colonialismo, dunque deve farsi carico degli immigrati dalle ex colonie. Madame replica che le ex colonie hanno scelto l’indipendenza e, dunque, le responsabilità sono terminate. Ma l’intervento dell’intellettuale del Pd (uno dei pochi) apre un’altra discussione: se la Francia deve farsi carico, secondo lui, degli immigrati dalle ex colonie, questo deve valere anche per gli altri.
Dunque l’Italia dovrebbe accogliere esclusivamente gli immigrati in arrivo da Eritrea, Etiopia, Somalia e Libia. Se proprio si vuole, per pochi mesi di convivenza nell’impero, anche gli immigrati albanesi. E basta. Nigeriani, siriani (veri e, soprattutto, finti), marocchini, tunisini, egiziani etc etc: tutti fuori, a carico degli occupanti di un tempo. Peccato che D’Alema, questa parte del suo discorso, la dimenticherà rapidamente. Rischierebbe di ritrovarsi osannato da troppi avversari. Neanche fosse il burattino portasfiga alle prese con il fido Berlu pronto a sostituire i dissidenti del Pd pur di sostenere un governo fallimentare. Quanto a Madame, meglio che resti in Francia, d’ora in poi. Per non far sfigurare i politici “amici” che ha in Italia e che non reggono il confronto.
Augusto Grandi
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