La Cina e’ vicina? Si’, quando si tratta di spaventare i mercati isterici e basati sull’ignoranza dei piccoli investitori. Ma è lontanissima, la Cina, quando si tratta di prendere atto di una realtà che assomiglia alla nostra. Gli analisti sono ancora dubbiosi sulle ragioni di questa crisi asiatica. Voluta dal governo di Pechino per fare i conti interni con una classe dirigente arrogante e pericolosa, sempre più lontana dal partito? O frutto di una speculazione internazionale che ha messo sotto attacco la Cina per impedire le alleanze con la Russia, con l’America Latina, con i Paesi emergenti? O, semplicemente, conseguenza di clamorosi errori sul piano economico e finanziario? In ogni caso Pechino frena e il mondo si interroga sugli effetti. Ci sono i vertici delle aziende occidentali che favoriscono il diffondersi della paura in Borsa. Hanno venduto le azioni ai massimi, hanno scatenato il terrore tra i piccoli, facendo crollare i titoli, e riacquisteranno ai minimi. Non è certo una novità e non c’è bisogno di Pechino. Ma il problema e’ sull’economia reale. Come ha spiegato Verda in un’intervista al Nodo di Gordio, il prezzo del petrolio potrebbe scendere ancora. E questo e’ un bene per chi lo compra e produce. Già, ma la produzione a chi la vende? I Paesi produttori di petrolio e gas avevano visto crescere una cospicua classe media che acquistava prodotti di qualità, compresi quelli italiani. Ma ora, con il petrolio a prezzi da saldo, la ricchezza svanisce e gli acquisti pure. Inoltre la svalutazione della moneta cinese favorisce le esortazioni di Pechino ma penalizza le importazioni. Il Brasile e’ in crisi e gli altri Paesi latinoamericani puntavano proprio sugli investimenti cinesi per rilanciare l’economia. Quanto a Pechino, e’ alle prese con una spaventosa bolla immobiliare, ma anche con la mancanza assoluta di trasparenza finanziaria. E la botta assestata ai piccoli risparmiatori che hanno investito in Borsa ridurrà i costumi interni, già troppo bassi. Perché uno dei problemi cinesi era proprio quello della debolezza del mercato interno. Come in Italia. L’export e’ importantissimo, ma un Paese non sopravvive a lungo se il mercato interno non decolla perché il fisco, in Italia, massacra i cittadini. Una lezione che il governo italiano finge di non capire. Mentre la debolezza della moneta cinese ridurrà le importazioni di prodotti italiani e favorirà lo sviluppo di una industria cinese più competitiva.
Augusto Grandi
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