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Editoriali

La Polonia ha votato contro il pensiero unico

Anche la Polonia sulla scia dell’Ungheria e della Slovacchia. Ma pure Praga non è molto lontana. Una  parte sempre più consistente dell’Europa sta rifiutando la demenziale politica pro invasori di Bruxelles e della Merkel. E se l’Ungheria ha sacrosante ragioni, perché era stata invasa da decine di migliaia di ospiti non invitati, la Polonia ha bocciato quella che, per il momento, e’ solo una minaccia. Perché gli invasori, in Polonia, sono pochissimi, ma se dovesse essere accettata la politica anti europea di Bruxelles, nessun Paese si salverebbe dalla cancellazione della propria identità e della propria storia. Il voto polacco e’ un voto in difesa di una cultura, di una tradizione. Contro una politica dello sfruttamento e dell’utilitarismo imposta dagli euro idioti, burocrati e tecnocrati. Gli invasori sono utili, secondo loro, mentre le radici dei popoli non servono a nulla. Anzi, sono di impaccio. Sono retaggi di un passato da dimenticare, da cancellare. Per correre incontro ad un futuro dove l’appartenenza è un ostacolo cancellato. Dove i sentimenti sono stati eliminati perché inutili, dove l’ambiente è stato saccheggiato perché bastano parchi gioco per far divertire i bambini, convinti che quella sia la natura. Un attacco globale, con gli articolo dei dis informatori che spiegano quanto sia meglio rinunciare alla bistecca alla fiorentina o alla salsiccia per dedicarsi invece al consumo di insetti e di alghe. La cultura e la tradizione passano anche attraverso il cibo, dunque bisogna eliminare dalle tavole ogni legame territoriale, ogni riferimento al passato. Poi provvederanno le multinazionali a produrre Ogm che consentano di coltivare la papaya sulle Alpi e le mele trentine nel deserto. Un pensiero unico, dal cibo al sesso, dalle auto all’abbigliamento. Purché il voto polacco non sia contagioso.

Augusto Grandi