E’ morto da troppo tempo, l’immenso Giorgio Gaber, ma l’attualità dei suoi testi diventa ogni giorno più evidente. E di fronte all’immondizia giornalistica seguita alle vicende di Colonia e delle altre città (non solo tedesche) alle prese con gli assalti delle “grandi opportunità” contro le donne, sarebbe il caso di riascoltare la canzone “C’è un’aria”. Una splendida definizione musicale di quello che è il giornalismo italiano. Che, in questo caso, e’ stato abbondantemente scavalcato da quello tedesco nella gara a chi riesce a fare di peggio. “E su tutti i canali – cantava Gaber – arriva la notizia: un attentato, uno stupro e se va bene una disgrazia che diventa un mistero di dimensioni colossali quando passa dal video a quei bordelli di pensiero che chiamano giornali”. C’è tutto in queste parole. Il tentativo tedesco di non dare la notizia, e i disinformatori di Germania ci sarebbero riusciti se non fossero intervenuti i social a smascherarli. E poi l’onanismo intellettuale dei giornali italiani dove si è disperatamente cercato di giustificare gli assalitori. “Bisogna capirli, poveretti”, hanno spiegato intellettuali organici e aspiranti a posti di vertice nel bordello dell’informazione di regime, politicamente corretta. “Ed ogni avvenimento – prosegue Gaber – di fatto si traduce in tanti sembrerebbe, si vocifera, si dice”. In questo la maestria italiana pare insuperabile. Pur di non accusare gli invasori, i disinformatori di professione trasformano i fatti in voci non confermate. “Sarà una coincidenza oppure opportunismo intervenire se conviene…”. Ecco, in questo caso non conveniva e si è cercato in ogni modo di non informare. E allora è sacrosanto l’invito di Gaber a considerare la tv “con lo stesso rispetto che è giusto avere per la lavastoviglie”. Solo che la lavastoviglie non pretende di far pagare un canone. Quanto ai giornali, “anche il giorno stesso vanno molto bene per accendere il fuoco o per andare al cesso”. Ma la vicenda tedesca ha insegnato anche l’importanza di un adeguato utilizzo dei social. Per smascherare le menzogne e le omissioni di un potere che controlla quotidiani e tv. Non per pubblicare le foto della prima comunione o per litigare in pubblico tra fidanzati. Ma l’opposizione, in Italia, invece di puntare su una sacrosanta contro informazione preferisce spendere i soldi per i manifesti natalizi dedicati ai maro’. Il modo perfetto per offrire al potere la coperta sotto cui nascondere ogni porcheria.
I Social smascherano in Germania le menzogne del potere, in Italia pensiamo ai mici
11 Gennaio 2016
2 minuti di lettura
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Riguardo l'autore

augustograndi
Augusto Grandi, giornalista professionista. Corrispondente del Sole 24 Ore. Premio St.Vincent di giornalismo nel 1997.
Ha pubblicato libri di saggistica e di narrativa. Tra i primi "Sistema Torino", "Sistema Piemonte", "Lassù i primi, la montagna che vince" (Premio Acqui Ambiente), "Eroi e cialtroni, 150 anni di controstoria", "Il Grigiocrate Mario Monti". Per la narrativa "Un galeone tra i monti", "Baci e bastonate" (premio Anguillarino), "Razz, politici d’azzardo".
È membro della giuria del premio Acqui Storia.
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