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Eurozona

Anche la Polonia sfida l'Europa

“Questi signori della Commissione europea sono scollegati dalla realtà”. L’attacco contro gli euro cialtroni arriva, questa volta, dal ministro degli Interni della Polonia. Ma si tratta di un’analisi condivisa ormai da tutti coloro che rifiutano di essere sudditi, in attesa di trasformarsi in schiavi. Una minoranza, indubbiamente, perché le pecore sono sempre più numerose rispetto ai pastori. La voglia di libertà, però, sta crescendo. Come si è visto in Austria dove solo il voto per posta, di chi in Austria non vive, ha permesso alla coalizione che tutela il sistema di potere e di oppressione di vincere per un pugno di consensi. L’Italia, ma non è una novità, resta ultima e sola nel desiderio di libertà. Questo è il Paese del “Franza o Spagna purché se magna”, questo è il Paese che aspetta sempre i “liberatori” perché è profondamente servile e non ha la benché minima voglia di essere libero. Questo è il Paese dove i quotidiani di dis informazione si eccitano di fronte ai giudizi ipocritamente positivi del Fondo monetario che, però, pretende di penalizzare ulteriormente i pensionati italiani. Gli austriaci, quelli che vivono nel Paese e non pontificano da fuori, si sono invece stancati di sentirsi fare la morale dagli euro cialtroni e dal bugiardissimo italiano. Si sono stancati delle prediche di monsu Bergoglio a proposito del dovere di accoglienza e di inserimento delle legioni di allogeni quando in Austria i disoccupati sono centinaia di migliaia. E se la coalizione di servizio è riuscita a vincere per un soffio alle presidenziali, difficilmente potrà imporsi alle elezioni politiche, quando le differenze tra i servi torneranno ad emergere. Le destre austriache avranno nuove occasioni, per la semplice ragione che hanno ragione. Ed hanno le capacità per dimostrarlo. Hanno le competenze per governare, a livello locale ed a livello nazionale. Forse le destre italiane, invece di plaudire o di intristirsi per il risultato austriaco, dovrebbero limitarsi a studiarlo e ad imparare. Ma per le destre italiane “studiare” e’ una parola sconosciuta