Nelle analisi di politica internazionale ciò che conta non è il tifo personale, ma i rapporti di forza che si creano e, soprattutto, quelli che ci riguardano più direttamente. Dunque non è con la dietrologia del tentato golpe in Turchia che si deve fare i conti, e neppure con gli atteggiamenti del governo di Ankara nei confronti dei militari, dei magistrati o delle opposizioni interne in genere. Ma quello che ci riguarda direttamente e’ la nuova posizione turca sullo scacchiere internazionale. Perché la Turchia e’ di fronte a noi, nel Mediterraneo, ed ha un ruolo molto più importante è determinante di quello italiano. Mentre i nostri ministri valutano, plaudono, esprimono, stigmatizzano, Ankara decide e si muove. È il secondo esercito della NATO ed ora accusa pure Washington di aver ispirato il fallito colpo di Stato. Ha abbattuto un aereo russo ed ora ha ripreso il dialogo con Putin. Ha fatto pace con Israele ottenendone le scuse per l’assassinio di 9 cittadini turchi. Ed in questo continuo rimescolamento di carte e di alleanze, Erdogan sarebbe pronto anche a smetterla con le ingerenze in Siria contro Assad. Dipenderà dai colloqui con Putin. Chi manca in questo scacchiere? Manca l’Europa, come sempre.
E manca l’Italia che dovrebbe essere il polo di riferimento europeo per tutto ciò che riguarda il Mediterraneo. È patetico, ed anche profondamente stupido, che l’Europa continui a farsi male da sola, con le sanzioni contro Mosca, mentre Erdogan e’ pronto a fare accordi con Putin. E Putin ha impiegato pochi secondi per valutare l’eliminazione delle sanzioni contro Ankara decise dopo l’abbattimento dell’aereo e l’assassinio del pilota russo. Capacità di valutazione, rapidità nelle decisioni. Quello che manca all’Italia. Da noi la politica extra nei confronti dell’Egitto viene decisa su imposizione della famiglia Regeni. Che è sacrosantamente addolorata per l’assassinio del figlio. Come e’ addolorata la famiglia di Andrea Rocchelli. Chi era? Era il fotografo italiano assassinato dagli ucraini. Ma in quel caso non ci sono state proteste italiane, non ci sono state ritorsioni contro il governo di Kiev, non ci sono state indignazioni a comando dei giornalisti italiani. È stato assassinato da un governo “amico” (ma amico di chi?) e dunque bisogna far finta di nulla. Nessuno striscione, nessuna marcia di protesta, manco i gessetti e le candeline. Questa è la politica estera italiana: fallimentare.