Home » Se rapisci, ma sei incapace, non sei un criminale
Società

Se rapisci, ma sei incapace, non sei un criminale

Riprovaci, sarai più fortunato. La decisione del magistrato che ha rimesso in libertà l’indiano accusato di aver cercato di rapire una bambina pare legata a questa semplice spiegazione: ci ha provato ma non c’è riuscito, dunque può stare in libertà. Dove? Boh. Perché lo straniero e’ senza fissa dimora, non ha il permesso di soggiorno ed ha pure dei precedenti per droga. Ma tutto questo non basta a mandarlo in galera e neppure a rimandarlo a casa sua. L’India, non un Paese in guerra, non un Paese alla fame, non un Paese alle prese con una dittatura. Ma questo non interessa ai magistrati. E la situazione non cambia nelle altre parti d’Italia. A Torino, nel quartiere di San Salvario – quello che i giornalisti di servizio descrivono come un modello di convivenza multi etnica e di sano divertimento notturno – e’ sufficiente aggirarsi in una mattina d’estate per imbattersi in spacciatori stranieri che operano in piena tranquillità sui marciapiedi e in mezzo alle strade. Mentre tossici sniffano nei dehors chiusi per ferie. Si scopre che ci sono alcune vie che “non si è riusciti a risanare”. Indubbiamente e’ difficile riuscirci se gli spacciatori vengono arrestati e rimessi subito in libertà per non intralciare la loro attività. Se non vengono espulsi realmente. Ma questa tolleranza della criminalità e del malcostume riguarda anche gli italiani. L’ottimo libro di Pietro Treccagnoli, “La pelle di Napoli”, racconta di una città alle prese con un’immondizia che opprime anche i capolavori dell’architettura del passato. Motorini rubati e abbandonati, rifiuti di ogni genere. Interventi per contrastare la maleducazione? Zero, ovviamente. Perché c’è sempre ben altro su cui intervenire. Così dalla tolleranza dei comportamenti incivili si passa alla tolleranza dei piccoli crimini e poi di quelli maggiori. Con qualche eccezione. Treccagnoli riporta le interviste alle anziane ex venditrici di sigarette di contrabbando. Che si lamentano perché si è puntato a stroncare il traffico di sigarette ma si è tollerata la proliferazione dello spaccio di droga. E allora anche il rapimento di una bambina diventa un gioco, ma non per i famigliari. Ci ha provato ma non c’è riuscito. La giustizia italiana non previene e non rappresenta un deterrente. Però rappresenta un costo. Con scarsi benefici