In Francia Marine Le Pen promette che, in caso di sua vittoria nella corsa per l’Eliseo, Parigi abbandonerebbe l’euro. E in Italia la Borsa cala e lo spread cresce. Qual è il nesso di causa ed effetto? Boh. Ma l’importante è che la colpa sia sempre di qualcun altro e non del governo Renziloni. Così, con l’occhio rivolto solo a Parigi, ci si può distrarre dall’insuccesso degli accordi raggiunti con la Libia: l’invasione prosegue, nonostante le chiacchiere. Tripoli blocca, in favore di telecamere, poche centinaia di migranti e, nel frattempo, l’Italia ne va a recuperare qualche migliaia. La sagra dell’ipocrisia. Intanto si sorvola sulle crescenti tensioni tra Barcellona e Madrid, con la Catalogna che non rinuncia al suo percorso verso l’indipendenza nonostante gli strilli dei magistrati di Madrid.
E la Grecia scopre ciò che tutti sapevano tranne i giornalisti di servizio: il debito non può essere rimborsato. Dunque se Parigi minaccia di abbandonare la compagnia europea, Atene rischia di esserne buttata fuori. Putin osserva e ringrazia. E, sulla sponda sud del Mediterraneo si muove anche il Marocco. Con il re che si schiera apertamente contro il fondamentalismo, collocando Rabat tra i Paesi laici. E, tanto per ribadire la sua posizione nell’intera area, si schiera apertamente per una collocazione tra i Paesi africani e non tra quelli arabi. Tutto il Mediterraneo è in fermento, in movimento. Con l’eccezione italiana. Qui l’immobilismo è una virtù, la continuità è obbligatoria. E se il marcio progredisce e tutto infetta, pazienza. I problemi sono le nomine della Raggi, non la classe dirigente inetta ed incapace che si sta divorando il Paese. Le solite facce, i soliti figli di e nipoti di. Uno più disastroso dell’altro, ma nessuno fiata. Non bisogna disturbare i manovratori anche quando le manovre sono sbagliate. Si riesuma persino Prodi, il simbolo del sonno profondo dell’Italia. Ormai anche il Gattopardo è stato superato: bisogna che nulla cambi affinché nulla cambi. Basta con la farsa di un finto mutamento per nascondere l’immobilismo. Il coma profondo viene rappresentato come obiettivo primario da raggiungere. E il coma presuppone che non ci siano forze nuove, vitali a modificare la situazione.
Augusto Grandi