Facebook dichiara guerra a Trump. Lo fa pubblicamente, esplicitamente. Solo in Italia si procede con lo schifo di una ipocrisia che spaccia per verità assolute quelle che sono evidenti faziosità. Facebook si schiera e invita i suoi utenti a fare altrettanto. I clintoniani sconfitti con i loro quotidiani cercano la rivincita attraverso i social. Troppo lontani dal popolo i giornali e le TV degli oligarchi USA? E allora gli oligarchi usano una rete che controllano. E dove censurano a piacere ciò che ritengono fastidioso o pericoloso per il loro dominio. Con l’appoggio, in Italia, di personaggi come Boldrine (plurale femminile) che invocano la censura di ogni opposizione. Beh, la Boldrine ha perfettamente ragione. Chi ha il potere non ha il benché minimo obbligo di condividerlo. Se gli oligarchi si creano una rete social e le opposizioni la utilizzano, perché mai gli oligarchi dovrebbero consentire la libertà di espressione? Se sono capaci, le opposizioni si creino una rete loro, se no tacciano. Al di là di cosa uscirà dal vertice del Pd, è evidente che sta per iniziare una lunga campagna elettorale.
Amministrative in primavera in molte città, politiche a seguire. Il Partito Di Renzi avrà il sostegno della Rai, dei principali quotidiani, del Tg5 di Berlu pronto ad accordi. Le opposizioni metteranno in campo giornaletti per pochi intimi e utilizzeranno una rete pronta a censurare ciò che riterrà scomodo. Inevitabile? Per nulla. Un quotidiano online fatto bene costa ormai davvero poco. Si paga solo la qualità di chi ci scrive. Dunque perché le opposizioni preferiscono spendere soldi in iniziative futili o inutili, per poi lamentarsi di non avere la possibilità di esprimersi? Forse perché una banale campagna di affissioni di manifesti banali impedisce di far emergere personaggi di qualità potenzialmente alternativi ai mediocri esponenti che guidano le opposizioni? Davvero è solo un problema di taccagneria e di mancanza di lucidità e lungimiranza? O le opposizioni preferiscono restare all’opposizione, con qualche poltrona in più, per paura di governare?
Augusto Grandi