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Le Pen esportabile in Italia? No

Marcello De Angelis, in un’ottima intervista su Barbadillo, sostiene che il programma di Marine Le Pen è assimilabile a quello della “destra sociale” ma chiarisce, subito dopo, che i modelli politici non sono esportabili tout court. Giusto.
Non sono esportabili soprattutto quando, in Italia, i programmi sono rari e, soprattutto, quando vengono dimenticati nella pratica di tutti i giorni. Le Pen ha vinto tra i giovani francesi, nonostante il disastro parigino dove i bobo hanno preferito le oligarchie che sostengono Macron. E sommando i voti dei giovani per Marine a quelli dei giovani per Mélenchon si supera la maggioranza assoluta delle preferenze giovanili. Un segnale chiaro, netto.
Esportabile in Italia? Difficilmente, se non si cambia e in modo radicale. Marine vince nelle campagne, nei piccoli centri in difficoltà. Macron trionfa nelle grandi città dove un ceto medio in difficoltà come quello italiano preferisce – come in Italia – la certezza della sottomissione alle oligarchie piuttosto di accettare la sfida di essere liberi. E poi, in Italia come in Francia, resta sempre la demonizzazione che da noi è antifassssista e da loro è antifacho. Siamo ormai alla retorica degli Orazi e dei Curiazi, ma è l’unico elemento che consente ancora alle oligarchie di governare grazie ai riflessi pavloviani. Non importa se gli anti sono quelli che impongono lo sfruttamento, che cancellano i diritti dei lavoratori, che tagliano stipendi e pensioni. Se crescono i consensi per chi vuole contrastare tutto questo parte la retorica contro gli Orazi od i Curiazi e la protesta rientra. Anzi, si trovano nuovi Orazi da scatenare contro nuovi Curiazi. Giochino scemo, criminale. Ma funziona sempre. E non basta ancora che Marine si stia dotando di un apparato mediatico per superare i giochini pavloviani. L’apparato comincia a funzionare, ma occorre tempo. Per fortuna in Italia le destre non hanno questi problemi. L’apparato mediatico manco sanno cosa sia. E non si tratta solo di dedicarsi a quotidiani online o cartacei, a radio e tv almeno su web.  Il problema è l’assenza da qualsiasi forma di comunicazione. Anche artistica. Il politicamente corretto sforna libri e mostre fotografiche a ripetizione. Livello bassissimo, copertura mediatica costante ed esaltante. Foto che, tecnicamente, è in grado di scattare chiunque. Ma trasformate in capolavori di denuncia seconda la vulgata dei media di servizio.
La destra risponde con una mostra intima sulla storia del Msi. Quanti sono i comuni guidati da chi ha chiesto il voto a destra? Quanti di questi comuni organizzano mostre fotografiche di autori alternativi e con soggetti differenti? Quanti di questi comuni acquistano, per le loro biblioteche, i libri delle case editrici alternative? Meglio lasciar perdere, meglio insistere il 25 aprile con gli Orazi ed i Curiazi. Tanto nessuno sa chi siano.
Augusto Grandi