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L’assurda accusa di razzismo contro Antoine Griezmann

In un mondo in cui si vedono motivi di razzismo pure in una barzelletta che inizi con “Ci sono un italiano, un tedesco e un francese…“, può capitare che si passi per razzisti per essersi scattati una foto prendendo spunto da un fatto reale. Soprattutto se a posare in questa foto si è un calciatore famoso e apprezzato come Antonie Griezmann.
Andando con ordine, l’asso dell’Atlético Madrid si è fatto fotografare vestito da giocatore degli Harlem Globetrotters, nota squadra di “giocolieri” del basket, mentre era intento a partecipare ad una festa a tema anni ’80. Il ragazzo – nato nel 1991 – si è giustamente informato prima di travestirsi e avrà sicuramente notato come Harlem sia un quartiere di afroamericani nella città di New York.
La curiosità legata ai Globetrotters è che questa non è una squadra professionistica legata ad un campionato, bensì una specie di “circo del basket”, in cui gli atleti combinano comicità a talento per creare partite spettacolari tese a far divertire il pubblico. Il progetto nacque nel 1927 e acquisì sempre più popolarità soprattutto con la progressiva rottura della barriera del razzismo americano, dal momento che gli Harlem Globetrotters sono da 90 anni tutti di origine afroamericana.
Anche per celebrare la ricorrenza, dunque, Griezmann ha deciso di colorarsi la pelle fino a diventare un afroamericano, con tanto di parrucca nera coi ricci e canottiera simile a quella storia della squadra di Harlem. Tragedia. Il giovane giocatore alsaziano si è ritrovato accusato di praticare il “Blackface“, ossia una pratica diffusa nel secolo XIX tesa a prendere in giro gli afroamericani dipingendosi il viso. E ovviamente non sono valsi a nulla i commenti di risposta del giocatore, che spiegava come il suo travestimento volesse essere un tributo alla squadra premiata nel 2013 per meriti anti-razzisti.
Il giocatore ha dunque optato per la cancellazione della foto e per il successivo post di scuse, in cui si è dichiarato “maldestro“. Ecco, questo forse è l’unico errore del calciatore. Tutto è stato infatti meno che maldestro: sarebbe stato ben più offensivo travestirsi da bianco biondo da Globetrotter, poiché un bianco nei Globetrotters non avrebbe alcun senso proprio per lo scopo di superamento del razzismo implicito alla squadra stessa.
Ma come si può poi dire razzista di un giocatore che appartiene alla nazionale francese, tra le più multietniche del mondo? Come si può farlo per una foto in cui si voleva esaltare la fisicità e l’importanza di un simbolo della libertà degli afro-americani come gli Harlem Globetrotters? Basta davvero così poco per dare del razzista a un ragazzo di 26 anni, per quanto ricco e famoso egli sia? Bertolt Brecht disse: “Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi“. Forse è il caso di aggiornarlo con: “Beati i popoli che non hanno bisogno di razzisti“.
Riccardo Ficara