Dilagano le proteste contro il carovita in Tunisia, tornata in piazza a 7 anni dall’inizio della primavera che portò alla deposizione del dittatore Zine al-Abidine Ben Ali. La terza notte consecutiva di violenze ha coinvolto gran parte delle città del Paese nordafricano, con un bilancio di 328 arresti e 21 poliziotti feriti. A Siliana, nel nord-ovest, giovani manifestanti hanno lanciato sassi e bottiglie molotov contro la polizia e hanno cercato di fare irruzione in un tribunale nel centro della città. La polizia ha risposto lanciando gas lacrimogeni. Gli scontri si sono ripetuti a Kasserine, dove manifestanti giovanissimi sotto i 20 anni tentano di bloccare strade bruciando pneumatici e lanciano sassi contro le forze di sicurezza. Da questa città nel nord-ovest del Paese arrivano voci di jihadisti infiltrati tra i manifestanti. Alla fine di agosto l’esercito effettuò un’imponente operazione antiterrorismo durata giorni, dopo un’imboscata di matrice jihadista sul monte Sammmama contro una pattuglia militare.
Secondo quanto riferito dal portavoce del ministero dell’Interno, Khelifa Chibani, citato dai media locali, sono state arrestate 328 persone coinvolte in episodi di saccheggio e violenza; 21 agenti sono rimasti feriti e 10 veicoli delle forze dell’ordine sono stati danneggiati. Chibani ha aggiunto che gruppi di violenti hanno dato alle fiamme il distretto della sicurezza nazionale e il domicilio di un agente a Thala, nel governatorato di Kasserine.
Mercoledì il Primo Ministro Youssef Chahed ha condannato gli atti di vandalismo che, “fanno gli interessi delle reti di corruzione che vogliono indebolire lo Stato”. Il Premier ha puntato il dito contro il Fronte Popolare, un partito di sinistra contrario alle misure di austerità: “Ci sono episodi di saccheggi e furti, ma ciò che sta accadendo è anche un messaggio politico da parte di una parte della popolazione che non ha nulla da perdere”, ha detto il politologo Selim Kharrat.
Per la politologa franco-tunisina Olfa Lamloum “la nuova legge finanziaria è la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. “I giovani sono delusi dalla rivoluzione, soprattutto a causa dell’elevato costo della vita”, ha spiegato, sottolineando che “le disuguaglianze sociali evidenziate dalle statistiche ufficiali si sono in realtà accentuate”, così come “sono aumentati il tasso di povertà, la disoccupazione e l’analfabetismo, tra i giovani in particolare”. L’esercito è stato schierato attorno a banche, uffici postali e altri edifici governativi sensibili nelle principali città del Paese. La Tunisia è l’unica storia di successo della Primavera araba grazie alla sua transizione democratica, ma rimane bloccata dalla lentezza economica e sociale.