Furbo è furbo, il presidente francese Macron. Così ha approfittato della mancanza di governo in Germania per andare a rinnovare il patto d’acciaio tra Berlino e Parigi, rafforzandolo in senso europeo. Un asse di una nuova Europa, più integrata e coesa. Poi Macron ha incontrato Gentiloni, ormai in carica solo per gli affari correnti, ed ha utilizzato Roma come trampolino per una nuova offensiva francese in Africa. Ovviamente a danno dell’Italia, ma con i ministri che abbiamo non ci si poteva certo illudere.
Così la Francia è tornata a brillare sulla scena internazionale, escludendo un ingresso della Turchia nell’Ue in pieno accordo con lo stesso Erdogan che dell’Unione europea non sa che farsene. E mentre i media di servizio si occupavano delle finte beghe su ingresso e non ingresso, Ankara comprava armi da Francia e Italia dopo essersi approvvigionata di missili russi. Un grande protagonismo di Macron al di là della forza effettiva della Francia che, a livello economico, non è che stia molto meglio dell’Italia. E questo rappresenta, in modo evidente, che la politica estera non dipende solo dalla forza economica di un Paese ma dalle capacità dei propri politici. Un Paese che schiera Alfano agli esteri dimostra, inequivocabilmente, di non voler contare nulla, di voler essere assente dallo scenario internazionale e di preferire un ruolo subalterno a Washington.
Oddio, sostituire l’inutile Alfano con la deleteria Boldrine sarebbe pure peggio e non è che i vari Frattini o Terzi offrano maggiori garanzie. D’altronde questo è tornato ad essere il Paese del Franza o Spagna purché se magna. Così non resta che accodarsi alle strategie dell’uomo furbo di turno. Perché anche le ipotesi fantasiose di uscita dall’Unione europea devono fare i conti con il materiale umano a disposizione sulla scena politica. Per giocare, da soli, tra Usa, Cina e Russia, occorrerebbero capacità immense che mancano completamente. Lo stesso Macron può giocare in modo spregiudicato perché non rappresenta solo Parigi ma una componente fondamentale dell’Unione europea. In caso contrario basterebbe un giorno di grande speculazione finanziaria per rovinare la Francia e mandare a casa Macron.
Il presidente francese lo sa e sa come curare gli interessi transalpini giocando come leader europeo. Troppo difficile per chi pensa di affidare la più ricca Regione italiana a Fontana o a Gori.