Editoriali

Dobbiamo dire che la Petacci era una maiala, lo ordina il "politicamente corretto"

Gene Gnocchi ci gira intorno dopo aver paragonato Claretta Petacci a un maiale, per giunta il maiale della Meloni. Ennesimo esempio di come, nella società del “politicamente corretto”, solamente certe espressioni possono essere utilizzate e solamente da alcuni soggetti. Anzi, la sinistra del “politicamente corretto” ha anche affermato che Claretta Petacci non sia mai stata stuprata (n.d.r. era senza mutandine chissà per quale strano motivo), arrivando persino a dire che Giorgio Pisanò, non uno qualunque, non fosse uno storico, e che non compare in nessun documento il fatto che l’amante di Mussolini fosse stata stuprata. Sull’ultimo punto si ricorda che difficilmente si utilizzava la parola violenza carnale o si facesse chiaro riferimento alla violenza date la caratteristiche della società di allora. Si tratta comunque solo di uno dei tanti articoli usciti in queste ore a difesa di Gene Gnocchi.
Ma si tratta solo dell’ultimo episodio. Del resto utilizzare il termine razza, termine utilizzato da Fontana nei giorni scorsi, è scorretto se pronunciato da un leghista. Del resto è vero che un giapponese è uguale identico ad un tedesco e si possono cogliere i tipici lineamenti nordici anche nella Augusta figura dell’Imperatore del Giappone (n.d.r. Quando qualcuno li riscontrerà me lo faccia sapere perchè io non li ho trovati).
Appare, invece, giusto per il politicamente corretto paragonare una scrofa all’amante di Mussolini, del resto, sempre con riferimento a questi diktat,  non si può fare a meno di osservare che anche Eva Braun Hitler è considerata in tutti i documentari l’amante del Fuhrer. Sebbene la parola amante possa avere come significato quello “di colei che ama”, questa significa sopratutto: “Persona coinvolta in una relazione amorosa extraconiugale o segreta o illecita”.
Eppure formalmente e legalmente, al fine di rispettare il politicamente corretto, Eva Braun dovrebbe essere piuttosto inquadrata con me la compagna del Fuhrer, dato che questi non era sposato con nessuno, se non con lei nell’ultimo giorno della loro vita. Almeno Eva Braun non dovette subire la stessa sorte subito da Claretta. Infatti, il marito decise di far bruciare i loro corpi prima dell’arrivo delle truppe russe al fine di evitare uno scempio dei loro cadaveri simile a quello avvenuto a Piazzale Loreto a Milano. Un’altra donna, però, che subì violenze economiche fu la moglie ufficiale del Duce, costretta a vivere in povertà a causa di un governo che a lungo non volle riconoscere alcuna pensione. Gliene fu percepita una di reversibilità che ammontava a duecentomila lire mensili (in pratica, uno stipendio da impiegato dell’epoca) solamente a partire dal 1975: risultò infatti che Mussolini non aveva percepito alcuno stipendio dallo Stato, quindi i contributi non risultavano versati e di conseguenza non aveva accesso alla pensione.
Morale della favola: dobbiamo tutti dire solamente che la Petacci era una maiala, Eva Braun l’amante segreta di Hitler, Donna Rachele giustamente non doveva percepire alcuna pensione e sopratutto che Giorgio Pisanò non sia mai stato uno storico.

Secolo Trentino