«I siti e le pagine di Facebook, che aumentano continuamente, che inneggiano al fascismo e al nazismo vanno chiuse. Sono le pagine della vergogna». Lo dice la presidente della Camera Laura Boldrini, nel corso del convegno “Perseguitati per Legge – 1938, ottant’anni fa le leggi razziali”, organizzato a Montecitorio con l’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei), in occasione del Giorno della Memoria. «Ho anche scritto a Zuckerberg per sottolineare quanto questa non sia una dimensione sostenibile con una democrazia», aggiunge.
Il presidente della Camera Boldrini, lo scorso aprile, aveva già detto di aver chiesto a Zuckerberg di chiudere le pagine di ispirazione fascista in Italia. Un precedente rischioso, per la “policy” di Facebook, stando alle ultime dichiarazioni, forse nemmeno applicabile.
“Ci sono centinaia di pagine Facebook che inneggiano al fascismo” – aveva proseguito in una intervista la Boldrini a Radio Radicale. “Da noi l’apologia di fascismo è un reato. Perché queste pagine, dopo che l’Anpi ha più e più volte segnalato i contenuti inaccettabili, non vengono chiuse?”. L’appello, che aveva riguardato anche le paure di alcuni circa le influenze sulle imminenti elezioni politiche, era però stato apparentemente “rigettato” dai responsabili del noto social network.
Secondo Laura Bononcini, Head of Policy di Facebook Italia, «le regole di Facebook sono state pensate per una comunità di centinaia di milioni di persone provenienti da Paesi diversi con regole diverse. L’apologia di fascismo non si pone di per sé in contrasto con le regole di Facebook». Già, perché come affermato da Giovanni Ziccardi, professore di informatica giuridica all’Università Statale di Milano, «Bisogna considerare che tutte queste piattaforme social, come Facebook, sono nate negli Usa e si ispirano alla tradizione americana sulla libertà di espressione del pensiero, diversa dalla nostra, che tende a reprimere solo se c’è un pericolo attuale e concreto o in poche altre limitate eccezioni […]».
«E’ consigliabile – aveva continuato Laura Bononcini – segnalare quei contenuti alla Polizia Postale o all’Unar, l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazione Razziale, con cui collaboriamo proficuamente da tempo. Dopo una loro verifica, Facebook avvierà la rimozione di tali contenuti e pagine». Contattata in seguito dall’Agenzia giornalistica italiana, Facebook Italia aveva dichiarato che “la chiusura di pagine dove si commettono dei reati non previsti dal codice americano può essere fatta solo su indicazione della Polizia Postale postale o dell’autorità giudiziaria”.
La stessa Polizia Postale che nel nostro Paese, impegnata ora nella lotta alle fake news (alcuni sui social affermano in modo criticamente pretestuoso), valuterà la fondatezza delle notizie in vista di questa campagna elettorale. Ovviamente, dicono, senza nulla togliere al principio di libertà di parola e di manifestazione del pensiero. E, ovviamente, senza nemmeno dimenticare il noto pluralismo d’informazione.