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Mabire: lo scomodo scrittore che unì l'ideale di Europa

L’8 febbraio 1927 nasceva a Parigi, da famiglia normanna, Jean Mabire, uno tra i più grandi scrittori francesi ed europei del dopoguerra.
I suoi libri, oltre cento, trattano di storia, di mare, di letteratura. Molti sono stati tradotti in svariate lingue. In Italiano sono andati a ruba quelli che riguardano le Waffen SS, la Thule iperborea e il Barone folle (o il dio della guerra).

La sua produzione fu molto ricca e variegata, ma in particolare si coglie l’anima dell’Autore nei libri che ha dedicato a Pierre Drieu La Rochelle, in cui si rispecchia pur mentenendo la distanza dovuta all’infinito rispetto, fondendosi in lui nella scoperta profonda del carattere del Cotentin, la penisola normanna abitata da gente fiera e profonda.

Un discorso a parte è la storia autobiografica – anche se l’Autore evita di dire che si tratta di lui – che si legge in Commando de chasse. Riguarda il periodo della guerra in Algeria quando, pur essendo contrario al colonialismo e favorevole all’indipendenza, era partito perchè, diceva, “prima di tutto contano les copains”. Non si sarebbe mai vantato di aver guadagnato sul campo la Croce al Valor Militare e la Croce del Combattente a cui si aggiunse il premio François-Jean Armorin per il miglior reportage sul fronte di guerra.
Mabire non fu soltanto uno scrittore poliedrico (a lui si deve perfino il Que sais-je? enciclopedico sugli autori di letteratura francese) ma un uomo esemplare, schivo, modesto e dal grande calore umano, come potevano attestare i suoi amici della Charlemagne e i suoi colleghi, quali l’amico Dominique Venner e François Brigneau.

Di lui va ricordato l’impegno profondo e mai superficialmente politico, iniziato con la causa dei regionalismi e con l’amore sconfinato della Normandia, a cui avrebbe dedicato ben dodici libri.
Iniziato il suo impegno militante fondando la rivista Viking, nel 1954 apriva un’officina di arte normanna insieme alla donna che avrebbe sposato e che gli avrebbe dato tre figli, il più grande dei quali, Halvard, è oggi un famoso navigatore di primissimo piano.
Alla passione regionalista e alla fede nella tradizione nordica, Mabire unì l’ideale di Europa.
Naturale quindi la sua partecipazione al GRECE di De Benoist e Locchi, con le collaborazioni letterarie e la scuola quadri per giovani nel seno del movimento scoutistico Europe Jeunesse al quale, insieme alla sua statura, alla sua cultura e alla sua umanità, Mabire apportò anche le esperienze di sciatore e di alpinista di livello.

Parallelamente animò e formò gli Uccelli migratori di Normandia.
Se ne andò all’età di 79 anni portato via da un male affrontato con esemplare forza d’animo e con la nobile discrezione di sempre e a proposito del quale diceva ironicamente: “sono passato dalla metapolitica alla metastasi”