“Il Governo non può eludere la richiesta di Fratelli d’Italia di riferire in Parlamento sugli impegni presi dall’Italia nel Consiglio Europeo del 23 e 24 marzo, già fatta la scorsa settimana dal presidente Giorgia Meloni. Attendiamo che sia deliberata la data al più presto e, comunque, entro i quindici giorni dall’evento, come prescrive l’art. 4 della legge 234”: è quanto rileva il sen. Adolfo Urso, di Fratelli d’Italia, in una dichiarazione nella quale evidenzia “la assoluta necessità che sia rispettata la indicazione di legge, tanto più impellente perché il governo Gentiloni ha preso impegni importanti in sede europea senza alcuna indicazione preventiva del Parlamento, come prescrive invece la legge, e su questioni centrali per gli interessi del Paese, quali quelli inerenti occupazione, crescita, competitività, commercio internazionale e rapporti con gli Stati Uniti – anche in merito alle recenti misure daziarie, che gravi conseguenze avrebbero sui prodotti italiani – le procedure inerenti la Brexit e le future relazioni con il Regno Unito, l’Accordo di Parigi sul clima, la tassazione sulla economia digitale, i Balcani occidentali e i rapporti con la Turchia”.
Ma il problema, ad avviso di Alfonso Urso, non riguarda solamente l’ultimo Consiglio europeo, ma anche alcune nomine nella Pubblica Amministrazione, in Enti e Società “che evidenziano una precisa volontà politica di lasciare il segno malgrado il voto negativo degli elettori. Particolarmente significative le nomine dei nuovi ambasciatori nelle principali sedi diplomatiche, motivate come appare chiaro da criteri non meritocratici, che hanno determinato tra l’altro le clamorose dimissioni dell’ambasciatore Luca Giansanti, direttore degli Affari Politici del Ministero, di fatto il numero due della Farnesina”.
“Su questi atti, che noi giudichiamo gravi e scorretti sul piano politico, il governo può anche tentare di sfuggire al confronto parlamentare, trincerandosi dietro le successive dimissioni, ha però l’obbligo di legge di riferire in Parlamento in merito alla riunione del Consiglio europeo, come prescrive appunto la legge 24 dicembre 2012, n.234, “Norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione Europea”. L’art. 4 è chiaro ed ineludibile: “Il Governo informa i competenti organi parlamentari sulle risultanze delle riunioni del Consiglio europeo e del Consiglio dell’Unione europea, entro quindici giorni dallo svolgimento delle stesse. Attendiamo che lo faccia subito e in sede di Assemblea, come ha già chiesto il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, in una nota rivolta ai Presidente di Camera e Senato appena insediati”.