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Che senso ha far iniziare il Giro d'Italia in Israele?

Che senso ha che il 101° Giro d’Italia parta oggi da Israele, bagnato, inoltre, di stragi di palestinesi, visto che in poche settimane ne hanno falcidiati a grappoli?
Nessuno, davvero nessuno. Neppure un atto di sottomissione che non è stato richiesto.
La corsa aprirà il sipario con una cronometro individuale di 9,7 chilometri sulle strade di Gerusalemme. Il tracciato cittadino è affatto semplice e si presenta molto ondulato, con continui cambi di direzione e di pendenza. La crono, che avrà un rilevamento intermedio al km 5,1, offrirà ai corridori un finale “mosso”, sempre su vie cittadine: da affrontare prima una discesa con una curva ai 750 metri dall’arrivo, poi ultimi 300 metri in salita con punte del 9% negli ultimi 100.
Resta comunque il perché sulla decisione di far iniziare il Giro d’Italia in Israele. Forse c’entrano la Kabbala e altre considerazioni sulla numerologia e la simbologia, ma poco ha a che fare la storia del nostro paese con la fondazione dello Stato d’Israele nel 1948. Di sicuro il fatto è strano e non è l’unica stranezza inquietante che si nota di questi tempi, per chi sa captare segni. Per chi non li coglie non ha senso parlarne: accontentiamoci a pensare che quest’avvio è una vera assurdità. Ecco: limitiamoci “positivamente” a pensare che questa scelta è stonata, specie in questi giorni; e a sperare, un po’ meno “positivamente” che non accada nulla di brutto.

Secolo Trentino