Politica locale

Segnana (LN): "La Pat si prodiga per la salute dei migranti, ma abbandona i concittadini trentini"

“Convenzione per l’erogazione di prestazioni di assistenza sanitaria di base e specialistica ambulatoriale ostetrico ginecologica in favore dei profughi ospitati nei centri di accoglienza della provincia di Trento” .Così titola la convenzione tra Apss e il Gruppo Immigrazione e Salute Trentino richiesta dalla Giunta Provinciale.
L’Assessorato alla Sanità, secondo quanto riportato in una nota dell’On. Stefania Segnana, Lega Nord Trentino, “da un lato pensa a chiudere, tagliare, depotenziare, per motivi economici, i reparti degli ospedali periferici (evidentemente le periferie non sono così importanti), dall’altro, invece, è molto attivo sul fronte degli immigrati”.
Secondo la stessa onorevole, “sarebbe interessante sapere che cosa abbiano gli immigrati che i trentini delle valli non hanno”. Sul tema dell’accoglienza infatti, per Stefania Segnana, “l’assessore nel 2017 si è prodigato con impegno a dare le direttive all’Azienda Sanitaria per la realizzazione di un protocollo di intervento in tema di accoglienza, assistenza e promozione della salute dei richiedenti asilo in provincia di Trento come da delibera di giunta n. 1774 del 27 ottobre 2017 “Disposizioni operative per l’attuazione del Protocollo di intervento in tema di accoglienza, assistenza e promozione della salute dei richiedenti asilo in provincia di Trento”.
“Risulta infatti – come si continua a leggere – che a seguito del mandato ricevuto dalla Pat l’Azienda Sanitaria abbia elaborato un protocollo per la promozione della salute e assistenza sociosanitaria dei richiedenti asilo“.
Un protocollo che, secondo quanto riportato, “parla di visite di prima accoglienza fino alla copertura di bisogni “speciali”. L’azienda sanitaria sembra abbia messo a disposizione, come si evince dalla convenzione, dell’associazione di volontariato ambulatori per le visite ai migranti (compresi i servizi di pulizia, la dotazione strumentale, i materiali di consumo, le attrezzature, i software) un’assistente sanitaria a tempo pieno per le attività previste dal protocollo e il ricettario standardizzato del SSN”.
Tutto ciò, dicono, per evitare di intasare il pronto soccorso e dunque la Provincia si mobilita per venire incontro ai loro bisogni”. “Diciamo – rimarca nella nota – che l’assessorato ha un comportamento diverso verso i trentini in quanto per venire incontro ai bisogni dei migranti si informa, si interessa, si mobilita e trova associazioni di volontari e gli mette a disposizione ambulatori, personale e il ricettario standardizzato, mentre per i bisogni dei trentini – ricorda – parla di numeri, statistiche e sulla base di questi chiude reparti, chiude le guardie mediche, chiude i punti nascita e dice chiaramente ai trentini di arrangiarsi con i propri mezzi per andare al Pronto Soccorso“.
“Peccato – conclude – che nel frattempo alcuni PS, come quello di Borgo, per alcuni casi mandano i pazienti su Trento o Rovereto e le Guardie mediche restano chiuse, intasando così i Pronto Soccorsi. Un po’ contorto il progetto dell’assessore Zeni“.

Secolo Trentino