A quarant’anni dalla morte di Moro abbiamo celebrazioni di prammatica con l’esposizione dei dubbi accademici.
Ci sono tanti punti oscuri, alcuni magari sono solo figli di eccitazione sensazionalistia e di pettegolezzi, forse anche di depistaggi. Essi riguardano la composizione del commando di via Fani, la dinamica stessa dell’assalto e del rapimento ma anche l’uccisione dell’ostaggio. Che tra i suoi uccisori il componente che non si riusciva mai ad identificare fosse in realtà Maccari, accusato dai suoi compagni e reo confesso quando era ormai malato di tumore terminale e non venne neppure recluso, è poco credibile.
Al netto di tutto ciò, che rischia di essere più un polverone che altro, facciamo notare che i luoghi (o il luogo) della reclusione e dell’esecuzione di Moro difficilmente collimano con quelli della verità ufficiale, che il Direttore d’orchestra che lo interrogò, benché identificato da Fasanella e Rocca, non fu mai inquisito né interrogato.
Che la centrale terroristico/spionistica Hypérion (che a differenza dalla tesi del film Piazza delle Cinque Lune non era una centrale della Nato ma un crocevia est-ovest a trazione di Paesi allora non nell’alleanza, come Francia, Israele e Germania Est) aprì una succursale a Roma subito prima il rapimento e la chiuse immediatamente dopo l’uccisione. E la sede si trovava a poche centinaia di metri da dove venne trovato, quarant’anni fa, il suo cadavere. En passant, uno dei dirigenti italiani di Hypérion era stato identificato come componente del commando di via Fani ma l’intervento dalla Francia dell’Abbé Pierre (altro personaggio emblematico) lo fece togliere dalla lista dei sospetti.
A nessuno è venuto in mente di chiedersi nulla sugli intereventi di depistaggio dai massimi livelli istituzionali su Gradoli o via Gradoli, né sull’utilizzo di veggenti. Nessuno ha provato a decodificare i messaggi che accompagnarono quei depistaggi e che pure, per chi abbia qualche nozione in materia, sono abbastanza chiari.
E ancora: si sostiene che Moro venne ucciso per far saltare il Compromesso Storico, dimenticando con straordinaria naturalezza che fu proprio il rapimento di Moro, seguito dal viaggio in Usa di Napolitano, a far entrare il Pci nella maggioranza. S’ignora quello che lo stesso Moro disse ai brigatisti rossi, ovvero che non era il Compromesso Storico ad innervosire bensì la politica sul Mediterraneo.
Oggi sentiremo le solite banalità che non porteranno a niente.