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Urzì (Alto Adige nel Cuore): "Questionario sulla razza? E' una follia da ritirare"

Il Consigliere regionale e provinciale de L’Alto Adige nel cuore Fratelli d’Italia Alessandro Urzì ha affidato ad una nota ufficiale le sue perplessità circa il “questionario della razza”.

Alessandro Urzì ha espresso il suo disappunto dichiarando: “C’è una ragione per cui al Comprensorio sanitario di Bolzano non si sono posti il problema del questionario che chiede agli insegnanti di segnalare correttamente “la razza” di un alunno da loro seguito? Probabilmente l’abitudine di dovere trattare in Alto Adige con moduli che ossessivamente ci chiedono di indicare “il gruppo linguistico di appartenenza”, che non è la razza ma “l’etnia” sì, come recita un ormai datato Statuto di Autonomia.Ed a furia di praticare gli esami di purezza linguistica ed etnica nelle scuole di lingua tedesca dell’Alto Adige (lo vogliono imporre anche ai genitori dei bambini per accertare che il gruppo linguistico di appartenenza dichiarato sia quello vero) a qualcuno non deve essere sembrato strano chiedere anche la razza del ragazzo. Attenti ai cattivi esempi che vengono dagli esami di purezza linguistica in Alto Adige”.

Proseguendo nell’intervento Urzì ha rincarato: “A noi non piace affatto, anzi, annuncio già una interrogazione al Presidente della Provincia per fare ritirare i moduli perché non si capisce che valore abbia il dato della presunta razza (sulla base di che cosa peraltro?) per un accertamento di ordine psicologico sul profilo del bambino. Interessa di più il grado di scolarizzazione, eventuali traumi infantili, magari anche il contesto sociale di provenienza ma non si capisce cosa interesse e cosa cambi per una analisi scientifica la classificazione “razziale”. Certo il modulo viene dagli Stati Uniti dove c’è un altro approccio culturale evidentemente ma da noi deve essere bandito. Confido nell’errore e nella banale benché grave disattenzione”.

Infine concludendo la nota il Consigliere Alessandro Urzì ha aggiunto: “Ma tutto questo dovrebbe aprire anche una riflessione fra i soloni della Sinistra anche sulle classificazioni per gruppi etnici  di fronte al montante numero di ragazzi che crescono bilingui a cavallo fra le culture e che nel rigido inquadramento in un gruppo o nell’altro ormai si sentono strettissimi. Non ha nulla a che vedere con la legittima tutela delle identità linguistiche e culturali differenti, ha a che fare con il diritto di guardare però anche oltre per chi lo vuole e lo sente”.

Secolo Trentino