“Non si può produrre sottocosto“. Questo il pensiero di Franco Panizza, segretario del Partito Autonomista Trentino Tirolese (PATT) riguardo la crisi del latte sardo.
“In Sardegna i pastori protestano contro i 55 centesimi al litro pagati dall’industria della trasformazione per il latte. Il PATT solidarizza con il settore dell’allevamento sardo” continua Panizza. “Il lavoro deve essere retribuito e deve esserne garantita la dignità. Penso anche e soprattutto alla montagna e ad un settore economico e socio-ambientale importante come la zootecnia“.
La protesta, che infiamma ormai da diversi giorni, nasce dai prezzi irrisori ai quali viene venduto il latte prodotto, rendendo così praticamente nulli i guadagni. La loro è dunque – secondo Panizza – una richiesta di essere ascoltati e retribuiti con un compenso adeguato per il loro pesante lavoro.
“Il PATT, da sempre vicino ad agricoltori e allevatori trentini, non può che esprimere solidarietà nei confronti di una protesta che ritiene sacrosanta” continua Panizza, ricordando che la zootecnia è un settore importante in diverse aree del Paese ed è importante mettere nelle condizioni di lavoro adeguate gli allevatori.
“Siamo vicini ai sardi anche in virtù della nostra lunga storia autonomistica, vissuta con la frequentazione con il Partito Sardo d’Azione. Il nostro partito si è sempre battuto perché alle aziende venisse garantita una giusta remunerazione del loro lavoro, premiando la grande qualità dei prodotti lettiero-caseari che riescono ad esprimere pur in condizioni a volte difficili” riferisce il Segretario del PATT, ricordando i risultati dell’Assessore Michele Dallapiccola.
“Il Patt – conclude Panizza – è convintamente solidale con le richieste dei pastori sardi e chiede al Governo che si impegni seriamente e non solo a parole per individuare le misure necessarie per consentire a questa attività di sopravvivere e produrre reddito e opportunità occupazionali, non solo in Sardegna, ma anche in tutta la montagna italiana, fatta di tantissime piccole aziende che ogni giorno sono costrette a fronteggiare una competizione impari e spesso sleale“.