Luigi Di Maio contro l’Agcom. Il Vicepremier e leader del M5S ha denunciato quanto avvenuto nelle scorse ore quando l’autorità per le comunicazioni, ha talmente annacquato il divieto di pubblicità riguardante il gioco d’azzardo che sta praticamente dicendo a tutte quelle famiglie “sì, il Ministro ha vietato la pubblicità, ma noi la rimettiamo, in modo che tuo figlio giochi ancora, e ancora.”
Sul punto Luigi Di Maio non accetta scuse e da parte sua vi è un netto invito rivolto ai signori dell’Agcom a dimettersi: “se a loro non sta a cuore la vita dei ragazzi e delle loro famiglie, ma evidentemente si occupano di altri interessi, è un problema loro. A me importa che in Italia ci siano persone che scommettono su sé stesse, non sul gioco d’azzardo. Tanto che a settembre cambieremo i vertici”.
Luigi Di Maio ha poi aggiunto: “Che cavolo di Paese siamo se un Ministro vieta la pubblicità e una authority la permette di nuovo? Si stanno mettendo di traverso in tutti i modi. Il cambiamento è una battaglia dura e lunga. Ma se pensano di rallentarci, hanno sbagliato governo. Questa battaglia la vinciamo”.
Non si è fatta attendere la replica di Cardani, che ha sottolineato come l’Agcom sia “un organismo indipendente – innanzitutto dal potere politico – dotato di propria autonomia decisionale, e non può essere considerato un ufficio di diretta collaborazione di un ministro”. Nella lunga nota, il presidente dell’Agcom si è rivolto direttamente a Di Maio: “Prima di insultare l’Autorità il ministro avrebbe dovuto confrontarsi nel merito ed eventualmente collaborare nell’interpretazione dei contenuti della legge”. A sentire Cardani, “le parole di Di Maio, lanciate su un social network, seppure per rivolgere da ministro critiche ad un’istituzione indipendente, risultano completamente distorsive del lavoro dell’Autorità, che ha provato in primo luogo a tenere insieme e dare un senso a differenti disposizioni di legge, sforzandosi di rendere efficace il divieto introdotto dall’art. 9 del d.l. n. 87/2018, anche attraverso una proficua interlocuzione con l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, per poi segnalare, come è accaduto in tante altre occasioni, le difficoltà di coordinamento che impediscono una piena applicazione del divieto di pubblicità nel settore”. Nel prosieguo del comunicato, l’accusa di Cardani diventa ancora più pesante: “Spiace che il ministro dello Sviluppo economico utilizzi l’Autorità e il suo operato per lanciare messaggi politici e personali”.