“Non siamo un movimento di destra e neanche di sinistra, siamo per la gente” sono queste le parole che piace pronunciare agli esponenti del MoVimento 5 Stelle in occasione delle varie riunioni che svolgono sul territorio. Parole che contraddistinguono un movimento, nato nel 2009 dall’idea di Beppe Grillo e di Gianroberto Casaleggio, che ha come scopo quello di proporsi agli occhi dei cittadini come un’alternativa alla vecchia politica, alle dicotomie che nei fatti sarebbero il frutto di giochi di potere.
Eppure, dopo 10 anni, è proprio questa dicotomia che sta logorando il MoVimento 5 Stelle, ormai riconosciuto come un partito posto a destra. A confermare ciò – tanto per fare un esempio – è l’intervista rilasciata domenica 4 agosto su un noto giornale nazionale da Giovanni Floris, nella quale il conduttore ha affermato e argomentato come il MoVimento 5 Stelle sia di destra. Si potrebbe a lungo discutere su cosa sia la destra o la sinistra, ma senza ombra di dubbio è la sua alleanza con la Lega, altro partito che non ama definizioni ma che è considerato a destra, a collocarlo lontano dalla sinistra.
Un’alleanza, quella con la Lega di Salvini, che indubbiamente ha impiegato qualche mese per maturare – nei fatti neanche tanto perché il tutto è nato nel giro di sei mesi – e ora è difficile da sciogliere dopo un solo anno di governo. Di certo, come afferma qualsiasi pentastellato, il tutto si basa sulle regole di un contratto di governo: in realtà si tratta di una vera e propria alleanza che si caratterizza per unire forze politicamente diverse tra di loro. Per esempio il centrodestra si caratterizzava per la presenza di tre o quattro partiti molto differenti tra di loro: Alleanza Nazionale aveva una base di valori totalmente diversa dalla Lega Nord di Umberto Bossi, ma entrambi erano – nella buona e nella cattiva sorte – alleati sulla base di un programma comune e concordato, nei fatti un contratto di governo ante litteram.
Niente di male ovviamente in tutto ciò, ma ciò può risultare insopportabile agli occhi di tutta quella parte dei 5 Stelle che proviene da un elettorato avverso al centrodestra, che così si ritrova a far parte di un partito che non è più quel movimento che loro stessi avevano progettato. Questa estate comunque è stata caratterizzata da crisi di governo, che servono ai leader dei due partiti per rafforzare la loro leadership interna e a far accettare in qualche modo il cambiamento.
Se da una parte infatti una buona parte della base 5 Stelle non accetta l’alleanza con la Lega, lo stesso lo si può osservare anche nel mondo del Carroccio, ancorata saldamente a quella visione di Seconda Repubblica che si basa sul centrodestra. Indubbiamente però lo scenario politico è cambiato da quello di 10 o 20 anni fa e le logiche si sono trasformate con nuove opportunità che devono ancora maturare.