Nel tardo pomeriggio avrete in molti notato che – su Facebook e su Instagram – sono spariti tutti i profili social di Forza Nuova e di CasaPound Italia, ma non solo: anche Andrea Bonazza, Filippo Castaldini, Gianluca Iannone, Marco Clemente e Andrea Antonini.
Simone Di Stefano, Carlotta Chiaraluce: assenti. Tutti cancellati insieme a Blocco Studentesco e Solid: la sentenza transitoria del social (e non di un Tribunale) è di violazione delle policy.
Pronta la replica di Iannone: “Facebook e Instagram ci cancellano perché oggi eravamo in piazza contro il Governo”.
Ad Adnkronos il leader di CasaPound Gianluca Iannone commenta il ‘black out’ social imposto al movimento da Facebook e Instagram, che hanno chiuso tutte le pagine ‘istituzionali’ di CPI e decine di profili personali di suoi utenti. “Sono state colpite tutte le realtà che si rifanno a CasaPound: il Blocco Studentesco, Solid, addirittura sono stati disabilitati i profili di amministratori della pagina del Primato nazionale, una rivista sovranista libera, non di Cpi”, aggiunge Iannone, spiegando che questo “atto vergognoso ha un precedente: già in campagna elettorale ci avevano cancellato decine di pagine”. “Si tratta di un gravissimo atto discriminatorio commesso nei nostri confronti dai colossi social – spiega – Ma certo noi non staremo con le mani in mano: siamo già pronti a partire con una class action” scrive ADNK.

E’ altamente probabile infatti che l’avvio delle segnalazioni siano partite proprio per via di alcune foto e video, che giravano nel pomeriggio, raffiguranti molte persone facenti il saluto romano, ma sono solo indiscrezioni. Concretamente il blocco è totale e lascia a secco centinaia di migliaia di follower.

Di seguito la foto che è stata messa in discussione oggi, sulla base della quale in rete è scaturito un acceso dibattito dai toni molto aspri. Foto che – peraltro – non è comprovato essere di veri e propri fascisti di oggi, ne parla NextQuotidiano QUI. Spiega le cose come stanno o come si presume che stiano.

La foto è stata ripresa e commentata anche da diversi giornalisti di Huffington Post.
Restante il fatto dello sgradevole modo per rendersi invisi in un periodo in cui sarebbe d’uopo dimostrare di poter governare una nazione del 2020 (si ricorda comunque una guerra in cui i caduti e gli sterminati sono stati un pochino troppi per aver nostalgia che succeda di nuovo).

Va però detto che – a onor di onestà intellettuale – sono molti di più i commentatori “forcaioli” cioè coloro che sono d’accordo con i social e ritengono che questo provvedimento sia giusto, si appellano alle norme transitorie della Costituzione. Meno invece coloro che si appellano alla Libertà di stampa e all’Articolo 21.
La questione è stata già ampiamente dibattuta in passato – anche sulle nostre pagine – si tratta di confine molto labile che, in questo caso, ha in prima battuta azzerato i profili di tutti i militanti più importanti dei due partiti italiani e le pagine più importanti di CPI e di FN.
Va detto – ancora però – che rispetto alle Normative europee serve una sentenza per poter dichiarare che una pagina abbia violato la legge: è evidente che qui siamo in pieno conflitto politico poiché in Italia questi partiti sono stati inseriti nelle elezioni di ogni ordine e grado, onde per cui urge capire se nel giornalismo e nella società “la legge” e “la giustizia” siano di competenza dei Magistrati e dei Giudici o dei Social network. (MC)