“La sola opzione possibile è quella di sversare l’acqua in mare e di diluirla”
Con queste parole il Ministro dell’Ambiente giapponese Yoshiaki Arada è intervenuto commentando le opzioni della Tokyo Electric Power Company per smaltire le acque irrimediabilmente contaminate dei reattori della centrale nucleare di Fukushima.
Parlando di Fukushima non possono non tornare alla mente i drammatici fatti dell’ 11 marzo del 2011 quando, a seguito di un forte terremoto, uno tsunami aveva colpito la centrale nucleare danneggiandone i reattori e provocando il più grande incidente nucleare dai tempi del disastro di Černobyl’.
Nei mesi successivi al disastro le varie inchieste che si susseguirono provarono che l’incidente si sarebbe potuto evitare, con la Tokyo Electric Power Company (TEPCO), gestore dell’impianto che non aveva raggiunto tutti i requisiti di sicurezza di base necessari, che arrivò ad ammettere di non aver preso le misure necessarie per paura di subire azioni legali o proteste contro le sue centrali nucleari.
Oggi, a più di 7 anni dal disastro, per la TEPCO si pone il problema di come riuscire a smaltire la grande quantità di acqua contaminata accumulata durante la crisi nucleare per raffreddare i 3 reattori danneggiati.
La soluzione per il Ministro dell’Ambiente giapponese sarebbe quella di riversare le, altamente radioattive, acque di Fukushima in mare in modo da diluirle e così smaltirle.
Tali dichiarazioni hanno creato enorme sdegno all’interno dell’opinione pubblica giapponese, costringendo il ministro a precisare come le sue parole fossero frutto di opinioni personali e come la decisione finale sarà oggetto di discussione all’interno dello stesso governo giapponese.