Nel 2018 sono stati rilasciati 242.009 nuovi permessi di soggiorno registrando un -7,9% rispetto al 2017. La diminuzione è in larga parte riconducibile al calo dei permessi rilasciati per richiesta asilo che sono passati da quasi 88 mila e 500 nel 2017 a meno di 52 mila e 500 nel 2018 (-41,9%).
Crescono invece del 4% i permessi per motivi umanitari. In aumento anche i permessi per altre motivazioni, in particolare i permessi per lavoro (+19,7%), dopo molti anni di tendenza alla diminuzione; si tratta di permessi di breve durata e rilasciati per una quota del 22% a cittadini statunitensi, in parte personale civile delle basi Nato.
In aumento anche i permessi per studio (+20%) e i permessi per famiglia che, in termini relativi, coprono oltre il 50% dei nuovi rilasci del 2018. La dinamica dell’anno scorso ha portato a una crescita dell’incidenza della componente femminile, che rappresenta oltre il 45% dei nuovi ingressi (+6%); la quota di donne è particolarmente elevata per i permessi per motivo di famiglia, rappresentandone la maggioranza assoluta (58%).
I nuovi flussi di migranti non comunitari coinvolgono in maniera molto intensa il Nord del Paese (56%) mentre solo il 23% dei permessi è stato rilasciato nel Mezzogiorno. La situazione muta totalmente se invece si considerano i permessi emessi per asilo e protezione internazionale: in questo caso poco più del 42% è stato rilasciato da una prefettura del Nord, ma quasi il 41% da una del Mezzogiorno.
La diminuzione dei nuovi permessi per motivi umanitari e richiesta di asilo riflette anche una modifica sostanziale dei paesi di provenienza dei nuovi flussi migratori in ingresso. Tornano in testa alla graduatoria Albania e Marocco, paesi dai quali storicamente provengono le migrazioni verso il nostro Paese, attualmente sostenute dagli ingressi per motivi di famiglia.
Diminuiscono invece di più del 40% le migrazioni provenienti dalla Nigeria. Escono dalla graduatoria dei primi dieci paesi di cittadinanza Gambia e Senegal mentre rientrano Egitto e Ucraina. Per quasi tutte le principali cittadinanze interessate dalla protezione internazionale invece si è verificato un calo dei permessi concessi per richiesta asilo politico e un aumento dei permessi rilasciati per altre forme di protezione. L’unica eccezione è l’Ucraina che fa registrare un incremento del 21,2% del numero di permessi rilasciati per richiesta asilo.
Per quanto riguarda la cittadinanza italiana, tema che ha ripreso spazio nel dibattito politico degli scorsi giorni, i cittadini stranieri che nel 2018 hanno acquisito la cittadinanza italiana sono 112.523, di cui 103.478 originari di un Paese non comunitario. Rispetto al 2017, si è registrata una flessione del 23,8%, in controtendenza rispetto alla continua crescita degli ultimi anni, che ha riportato il valore su un livello vicino a quello del 2013.
A subire il calo più consistente rispetto all’anno precedente sono state le acquisizioni per residenza e quelle per trasmissione dai genitori; per queste due modalità la diminuzione è evidente sia in termini assoluti (-21 mila e -14 mila circa) che percentuali (-37,2% e -31,9%). Il primato delle acquisizioni per residenza e trasmissione resta alle regioni del Nord.
Crescono, anche se di poco, i procedimenti per matrimonio (+2 mila, +8,8%). I nuovi italiani che hanno ottenuto la cittadinanza per ius sanguinis sono in crescita: nel 2016 erano circa 7 mila individui – pari al 3,8% di tutte le acquisizioni di cittadini non comunitari – saliti a 8.211 nel 2017 (6,1% del totale) che nel 2018 sfiorano le 9 mila unità (8,6% del totale).
I nuovi cittadini italiani si concentrano soprattutto nelle regioni del Centro-nord, come Lombardia (24,5%), Veneto (12,1%) Piemonte (11,6%) ed Emilia Romagna (11,4%). Rapportando i nuovi cittadini agli stranieri emerge che nel Nord-ovest ci sono quasi 34 cittadini per acquisizione ogni 100 stranieri residenti, nel Nord-est 36, nel Centro 26, nel Mezzogiorno 22. Tra le regioni che ospitano almeno 10 mila residenti stranieri il massimo si tocca in Piemonte – oltre 50 nuovi cittadini ogni 100 residenti – il minimo in Campania (14 ogni 100).