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Economia

Al via la Plastic Tax, ovvero l’aumento dell’IVA

Si chiama Plastic Tax, ma in realtà è semplicemente un nascosto aumento dell’IVA. La discussione in queste ultime ore sull’introduzione di una tassa sulla plastica, una tassa che va a colpire imballaggi e più in generale la plastica monouso, si sta dimostrando nei fatti un deterrente, anzi un nome alternativo, per quell’aumento dell’IVA che doveva scattare a partire dal 1° gennaio 2020.

L’IVA è infatti un’imposta sui consumi, ovvero è un’imposta che riguarda soprattutto tutto ciò che può interessare l’acquisto di prodotti, prodotti che la maggior parte sono prodotti sono confezionati all’interno di buste plastica, facendo sì che nei fatti la tax plastic sia un’imposizione fiscale del tutto simile al famigerato aumento dell’IVA. Poco importa infatti il concetto di ambiente, in quest’occasione l’ambiente è da considerarsi come un bellissimo imballaggio entro cui confezionare una tassa che nei fatti andrà a riguardare tantissimi prodotti di consumo. Bottiglie di plastica, buste e vaschette in polietilene monouso (come quelle che contengono l’insalata), ma anche il tetrapak del latte o i contenitori dei detersivi: sono alcuni degli esempi dei prodotti che subiranno la tassa sulla plastica della manovra 2020. La “plastic tax” prevista dalla bozza della prossima legge di Bilancio prevede un’imposta da 1 euro al chilo.

A subire la stangata sulla plastica anche il polistirolo, i tappi e le etichette di plastica, come indicato nella relazione che accompagna la bozza della manovra. Verranno tassati anche i manufatti in plastica usati per la protezione o per la consegna delle merci (packaging per elettrodomestici, computer o altre apparecchiature), i rotoli in plastica pluriball e le pellicole e film in plastica estensibili.

Un’imposizione fiscale che ricorda per molti versi anche quanto è stato imposto sui sacchetti della spesa di frutta e verdura. Non si è manco dato il tempo a nessuna vera e propria conversione del settore degli imballaggi, l’unica norma abbozzata prevede che le aziende operanti nel settore delle plastiche e che decideranno di produrre materiali biodegradabili e compostabili avranno “Un credito d’imposta nella misura del 10 per cento delle spese sostenute” dal 1 gennaio 2020 al 31 dicembre 2020. Un bonus che, si legge, “è riconosciuto fino ad un importo massimo di 20 mila euro”. L’obiettivo? Favorire la transizione verso un’economia circolare.

Nei fatti una misura insufficiente per operare una seria conversione a favore dell’ambiente e il Governo, operando in tal modo, non ha fatto altro che trasformare una lodevole iniziativa in una nuova tassa creata ad hoc per evitare di presentare misure ben meno apprezzabili dalla popolazione.

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