Era il 12 novembre 2003 quando un camion cisterna pieno di esplosivo, guidato da due kamikaze, saltò in aria nella base “Maestrale” a Nassiriya. In questo attentato ci sono stati 28 morti.
Per quella che a tutti gli effetti era un’operazione in tempo di GUERRA il generale Bruno Stano, alla guida della “Brigata Sassari” durante la missione italiana in Iraq, è stato condannato in sede civile a risarcire le famiglie delle vittime.
Nella strage persero la vita 19 italiani (12 carabinieri, 5 militari dell’esercito e 2 civili). La sentenza è stata emessa nel mese di settembre scorso e – forse per questo – il Governo ha deciso di nascondere la polvere sotto il tappeto.
16 anni fa il generale Stano era stato assolto in sede penale: come riporta Euronews sottovalutò “rischi e allarmi”. “La sottovalutazione dei rischi è stata grave” ha detto l’avvocatessa Francesca Conte difesa delle parti civili. Assoluzione definitiva, invece, per il colonnello dei carabinieri Georg Di Pauli, oggi generale e all’epoca responsabile della base “Maestrale”.
Il silenzio però è assordante: la politica nazionale oggi si occupa di terrorismo in relazione all’ultima esplosione rivendicata ieri dall’ISIS che ha ferito ancora una volta uomini italiani in missione. Ne parla Luigi di Maio, poiché incaricato Ministro agli Esteri.
Tra i Comunicati stampa della Ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ci sono gli incendi di Centocelle, i migranti, anche in questo caso il terrorismo, ma Nassiriya manca.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte partecipa ai funerali dei Vigili del Fuoco Volontari ad Alessandria, partecipa agli incontri con gli operai ex ILVA di Taranto, in televisione parla del Superticket ma non offre un abbraccio virtuale commemorativo alle famiglie di questi eroi morti per un ideale.
Ci sono, come dicevamo, invece, le parole obbligate, cioè quelle istituzionali, che non sono inutili, sia chiaro, ma non lasciano spazio a una posizione, quella posizione civilistica che incontra la politica, che richiede l’uomo, l’uomo politico, non l’impresario, non l’amministratore, non la carica. Le parole obbligate (che sono il proseguo dei funerali di Stato) quelle non mancano: eccole di seguito.
A SALVARE la data dei Caduti nelle MISSIONI internazionali ci ha pensato ieri il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha incontrato la stampa:”L’esempio dei nostri caduti rappresenta un vincolo morale per la continuità del contributo del nostro Paese nei diversi ambiti: le donne e gli uomini presenti nelle diverse aree di conflitto – ha scritto – sanno di poter contare sul concorde sostegno del popolo italiano” al Ministro per la Difesa Lorenzo Guerini. Egli ha deposto una corona d’alloro all’Altare della Patria per la “Giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni di pace” che sarebbe appunto la ricorrenza che cade il 12 novembre giorno della strage di Nassiriya in Iraq. Dopo è seguita una messa in ricordo dei caduti nella basilica di Santa Maria in Ara Coeli.
Segue a ruota la Presidentessa del Senato Elisabetta Casellati che ha ricordato ieri come quello di Nassiriya sia stato l’attacco più grave subito dai nostri militari impegnati nelle missioni di pace nelle aree di crisi.
In TV si tritano i problemi istituzionali legati alle migrazioni, un tema attualmente secondario che però viene battuto da tutti come terra di nessuno, perché è facile farne demagogia, invece sulle bacheche dei rappresentanti parlamentari eletti latita il ricordo di un fatto ormai storico, da libri di scuola e visite al cimitero militare.
La strage di Nassiriya per anni è stata il cavallo di battaglia incomprensibilmente di certi latrati del tipo “dieci, cento, mille Nassiriya” – come non ricordare – mentre la politica ha messo nel cassetto la storia perché non crea consensi.
Il ricordo di Nassiriya non è stato confezionato da nessuno, anzi, è stato utilizzato – male – dagli antagonisti dei centri sociali, è stato citato dai Presidenti della Repubblica quasi per “obbligo istituzionale” ma non è stato valorizzato bene, al punto che oggi in tema di Anniversario non si trova traccia di memoria.
Pochi gli statisti che hanno dedicato OGGI un post alla Strage di Nassiriya che – a Trento – ha avuto il suo monumento commemorativo al Tridente. Le foto di chi realmente ha a cuore la commemorazione sono di Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Un uso differente dei media? Può essere, ma non prendere una posizione è pur sempre una scelta, per un politico.
Nel calendario delle date da collocare nella memoria storia di una nazione non può mancare Nassiriya. E’ un fatto assolutamente grave che non ci sia stato un percorso di memoria condivisa per valorizzare quelle che sono state alcune delle vittime simbolo del sacrificio.
Ricordarlo con un comunicato tra Ministeri e alla Stampa non è abbastanza, perché manca la parte costruttiva della civiltà, del popolo, che non viene coinvolto nel percorso ideale che porta alla creazione del valore di sé legato alla propria nazione. La Patria è comunque un concetto che nelle scuole e nella società viene sottovalutato.
(Martina Cecco)