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Cultura

Matteo Salvini, battesimi pa(g)ani: fioccano nomiglioli (e minacce)

Lo chiamano “lo squalo” -in questo momento – e per questo si sono riuniti nel movimento delle sardine, però a onor di verità quando lo chiamavano “felpetta” o “il felpetta nera” non è che abbiano cominciato a manifestare vestiti in maniera decente.. e lui risponde, colpo su colpo, facendo salire sempre di più il suo carisma. Escono dei sondaggi che parlano di Matteo Salvini al 40% e i muri si riempiono di scritte e di minacce. E lui risponde, colpo su colpo. Matteo Salvini è più moderno di Silvio Berlusconi.

Polemica accantonando, il tema è: affibbiare un soprannome a un personaggio quando il vero nome e cognome (accadde anche a Matteo Renzi) ovvero – Matteo Salvini – è un marchio talmente forte che offusca qualsiasi tesi di contrasto. Ecco qui sotto la foto a Rimini nuova sede Lega con la giacchina con pesce grande che mangia pesci piccoli. Ufficialmente in omaggio alla “riviera romagnola”. Neanche se si fossero messi d’accordo.. (Ph 24.11).

IL VIDEO DI SALVINI: NON SONO UN ASSASSINO; RITIRINO QUELLA PSEUDO OPERA D’ARTE al link seguente invece la scritta “Spara a Salvini” l’ennesima, comparsa a San Feliciano ieri, proprio in risposta a questa statua. Un fatto che va detto QUI.

Il contraddittorio su un brand quale è Matteo Salvini non passa, non buca, non spacca, come dicono i ragazzi moderni, quindi per connotare una battaglia e collegarla a un principio iniziano i nomignoli, e allora “felpetta” serviva per sancire una qualche distanza di livello sociale, “felpetta nera” serviva per dire che è fascista, “squalo” serve per elevare il popolo anti-Salvini e cercare di equilibrare la sensazione che “il popolo” (che fu delle libertà) sia in realtà uno solo, tutto verde.

“Lo squalo”: un immaginario da film? Un fenomeno “nerdissimo”. Un sapore vagamente anni ottanta, retrò.

Non per niente hanno coniato pure il termine “La Bestia” mettendo in promozione la foto di Matteo Salvini scattata (a occhio) dopo la Lasagna, il Panzerotto, la Salsiccia, il Tiramisù, e il Tavernello (va di moda il Tavernello e quindi mettiamo quello non tanto per fare pubblicità, quanto per restare con i piedi per terra, la capacità di spesa delle famiglie è quella che è).

Si pensi che quattro anni fa l’inizio era stato con “il troglodita” e pensare che lo chiamano invece “Capitano”. Mettiamo le foto in fondo dove si vedono il calendario e la parodia. Matteo Salvini per molti è una star! Quel “ragazzotto” che avevamo tutti nella compa e che spesso veniva messo a tacere in quanto era pesante e polemico. E la sensazione che averlo messo a tacere sia stato un errore di gioventù, perché il tempo “gli ha dato ragione“.

Poi fu il momento di “Isoardo” visto che Dagospia lo aveva collegato all’arte dello stirare le camicette, ma anche “il populista” oppure “il comunista padano” (e questo è adatto francamente) nonchè “Il ruspa” e questo fa ridere.

E lui che fa? Lui cavalca, alla grande, tant’è che prima ha provato a lanciare gli adesivi con i “gattini che si mangiano le sarde” e adesso ha ordinato e fatto produrre la felpetta con lo squalo. Insomma, si Salvini chi può, perché alla fine la regola che vince è il “sentiment” (notoria la parodia) che prevale a prescindere sulla “ratio”. Non per niente ci sono più “uomini che Capitani” (siamo tutti caporali cambia solo il colore del cuore).

Poi ci sono i casi dozzinali, ad esempio “fascista” come lo aveva chiamato il fotografo Oliviero Toscani, era stato indetto anche un concorso, pubblicato su “Il Tempo” dove segnano “il Truce” forse per richiamare il Duce, ma non ha avuto proseliti, strano che non abbiano storpiato in capitone, visto i precedenti della mortadella (ex Romano Prodi).

Da “Bella Ciao” a “Ciaone” il percorso politico di Matteo Salvini, che vanta un passato comunista da giovane, è caratterizzato dalle folle, e probabilmente è solo un modaiolo che sente su di sé il carisma del momento e lo vive appieno, dal suo look di ragazzo anni ottanta lo abbiamo visto con il Moncler, con le Felpe, con i pantaloni di velluto a coste, con le camicette bianche.

Adesso, nella nuova versione sfoggiata a Bologna dove somigliava più a Renato Curcio che a Silvio Berlusconi si apprezza che una cosa si possa dire di Matteo Salvini: la sua tradizione non discende dalla destra. Rappresenta il centro destra ma il DNA è originale, quindi basta: Salvini che si adegua ai “sentori della pancia italiana” è una terapia politica?

Come ha scritto bene Bruno Vespa in due libri da leggere: “Soli al comando” e “Perchè l’Italia diventò fascista (e perché il fascismo non può tornare)”, l’elettorato italiano ha bisogno di un leader ma non è più nella situazione di cedere diritti, l’idea è che il sentimento europeo esista a prescindere e sia considerato, che si tratti bensì di una “ciclica interazione dialettica tra criminalizzazione del fascismo, fenomeni sovranisti, populismo ed emergenza democratica” in dialogo con storici, giornalisti, esponenti politici e opinion leader di settore.

Il Salvinesimo, come il Berlusconesimo: “IL”; essi non sono “-ismi” di frangia, sono epoche dove una forma mentis tradizionalista reinterpreta la società e la porta in piazza. Questo è.

Per tornare al tema di fondo: il caso illustre precedente più ri-nominato fu Silvio Berlusconi, meno nominato ma sempre nella business class fu Matteo Renzi.

Dal numero di soprannomi, la fama: Matteo Salvini è ufficialmente l’erede politico dell’elettorato di Berlusconi?

Tutto questo per mostrarVi la nuova felpa di Matteo Salvini. L’aveva addosso a Rimini. Si attendono battesimi pa”g”ani. Sotto la foto del Calendario 2020 e di fianco la parodia del mese di Agosto del calendario 2020. Per restare in tema.

METTIAMOCI UNA SIGLA.. vah!

A cura di Martina Cecco

Riguardo l'autore

martinacecco

Giornalista e blogger. Collaboro con il web in rosa di Donnissima. Dirigo Secolo Trentino e Liberalcafé. Laureata in Filosofia presso l'Università degli Studi di Trento. Collaboro con un Progetto sperimentale di AI.