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Ospedale di Sondrio: il paradosso. La bimba morta, un cuore morto e un cervello morto.

Non è ancora chiaro da che esofago siano potuti uscire dei rutti come questi: “rito tribale“, “rito satanico”, “tradizione africana“, “scimmia” riferiti a una 22enne che ha appena visto morire la figlia a 5 mesi.
Il personale dell’Ospedale di Sondrio ha dichiarato di non aver sentito nulla. Ovviamente! Possiamo anche solo immaginare quale situazione si sarebbe subito creata di fronte a insulti di questo genere.

E’ superfluo ricordare che eventuali estranei vengono allontanati e chiusi oltre il limite dell’area di intervento. Specialmente in casi delicati come questo, in cui la privacy e il rispetto sono le regole base della civiltà.

Anche le Forze dell’Ordine, ovvero i Carabinieri, escludono categoricamente di aver sentito cose del genere nel periodo della mezz’ora intercorsa per l’attesa delle pratiche.

I vicini di casa della disperata mamma, che lottava contro il tempo per la vita della sua piccola creatura giurano di averla sentita urlare disperatamente già a casa. Le urla sono l’unica cosa vera e sensata di tutta questa macabra e schifosa storia.

Va specificato, però, che Francesca Gugiatti, sardina anch’essa poco più di ventenne e maestra di scuola, ha fatto queste dichiarazioni in piazza. E’ impensabile che una persona possa “bruciare per sempre” la propria faccia inventandosi una cosa del genere.

La creatura ha fatto i conti con la morte, inconsapevole di quanta morte ci sia in giro, anche tra chi ancora respira.

E’ morto il cuore, quello dei colpevoli di questa storia (che si auspica siano vecchi, malandati e un pò rincoglioniti) che non sono ancora stati individuati.

Ma il problema principale che emerge è che nessuno ha il permesso di raccontare un tale evento gravissimo e tuttavia per una questione di privacy legata alla tragicità, assolutamente intimo, in una piazza. A maggior ragione la gravità è senza precedenti quando il fatto sia recente, raccontato a scopo politico.

Giorgia Meloni in mattinata ha twitterato la notizia, ma AdnKronos ha smorzato i toni della polemica devastante poche ore fa, talmente grave che – se realmente accaduta dentro un reparto – avrebbe per di più coinvolto anche il PO di Sondrio. Da verificare in che modo queste frasi siano state riferite alla giovane manifestante e in che contesto. E’ la seconda volta che si parla di fatti di questo genere nel presidio alpino. Questo fa pensare che ci sia una frattura culturale da approfondire, anche politicamente, magari senza violare e violentare il prossimo, magari anche solo cercandoli, questi eventuali responsabili, per una sana chiacchierata da “uomo a uomo”.

Quindi è morto il cervello della politicante. E di chi la incoraggia a tale comportamento. La sconsiderata sardina può aver peccato di ingenuità, mettendo un dolore così grande in pasto alla stampa, senza chiedere permesso.

Secondo il racconto dei Carabinieri infatti la donna nigeriana non avrebbe sentito nulla. Non ha denunciato nulla, non ne sapeva nulla. Perché causare questo dolore infinito a chi già è straziato e dilaniato?

In questa assoluta incapacità di vivere e di stare al proprio posto, dove lo stronzo in corsia non perde momento per tacere, seppur moribondo, gioendo della morte altrui, perché la realtà è un pò quella, si cerca di spalare su chi muore per convincersi che non si morirà, e dove l’arrivista disperata e senza futuro non esita a sputtanare il dolore di una mamma, fare questo con il pelo sullo stomaco lungo come quello di un cinghiale.

Così diventa diventa difficile gestire la società: per un politico, per un insegnante, per un educatore, per un amministratore. Mancano: educazione, buon senso, capacità del limite, cultura, timore e ritrosia.

Una società vigliacca e pusillanime che cerca di rifarsi la verginità denigrando i simili, tale è diventato il clima politico in Italia. Sardine contro tutti, tutti contro Salvini, il fascismo e il razzismo sono tornati, Roma è gestita male, mafiosi. Luoghi del non luogo, della mente, ma intanto cavalcano e cavalcano senza rispetto e pudore.

In dialetto trentino si dice “Il cul che parla male della m..” che sarebbe più gioiosamente “il bue che dà del cornuto all’asino”.

Limitarsi ad appoggiare delicatamente la testa tra le mani e farsi un pianto sui mali del mondo, fa troppo “patetico”?

Martina Cecco

Riguardo l'autore

martinacecco

Giornalista e blogger. Collaboro con il web in rosa di Donnissima. Dirigo Secolo Trentino e Liberalcafé. Laureata in Filosofia presso l'Università degli Studi di Trento. Collaboro con un Progetto sperimentale di AI.