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Economia Salute

Sanità pubblica e meccanismi di “limitazione” e “scarsità”

Domanda: chi non ha mai utilizzato un software o una app demo nel proprio PC o smartphone, magari un gioco, o un gestionale… insomma una funzionalità di svago o di produttività? Credo tutti o quasi. Quanto meno per testare il tipo di software e se ci convince per poi acquistarlo.

Bene. Il SSN sta diventando una sorta di software demo. Del resto, le inefficienze della sanità non è che siano casuali, o peggio causate dagli sprechi, dal lassismo o dalla corruzione, come spesso ci vogliono far intendere. No, sono scientificamente studiate, perché è sui meccanismi di “scarsità” e/o “limitazione” che viene esercitato il potere e viene coltivato l’interesse dei pochi a danno dei tanti. Se un prodotto è scarso o è limitato (o viene reso tale), scatta quel meccanismo psicologico che ci impone di cercarlo, accaparrarcelo, anche a costo di spenderci del denaro per averlo.

Questa è la logica del marketing e dei software demo: la scarsità è intesa come unicità di funzioni e performance operative che magari altri prodotti dello stesso segmento non hanno; limitazione è invece intesa come assenza di funzionalità cruciali nella versione dimostrativa, invece presenti nella versione commerciale. E sia l’una che l’altra sono un ottimo propellente psicologico per spingerci ad acquistare il prodotto completo.

Ma faccio un esempio pratico per chiarire. Immaginiamo di dover cercare un gestionale con certe caratteristiche che ci serve per la nostra attività. Lo troviamo, scarichiamo prima la versione demo, e presto ci accorgiamo che: a) il caricamento del prodotto è temporizzato (cioè si carica dopo un certo lasso di tempo), creando ansia e attesa; b) alcune funzionalità del gestionale non funzionano, e magari sono quelle che ci servono e sono uniche per quella tipologia di prodotto (scarsità, limitazione), creando altresì frustrazione. Ma siccome ci serve e forse non ne possiamo fare a meno, andiamo sul sito del produttore e tiriamo fuori la nostra carta prepagata per acquistare il prodotto full. E ci sentiamo pure dei furbi.

Non vi suona in testa il campanellino, pensando al SSN? Cos’altro sono le prenotazioni lunghe di mesi per fare un esame o una visita, se non una temporizzazionedell’utilizzo della sanità pubblica? Certo che sì, e l’inghippo è cristallino: si rende “scarsa” la disponibilità di personale e di fondi per affrontare il carico di lavoro. Poi, siccome ci hanno insegnato che la sanità costa e che siamo abituati troppo bene(!), non tutto o quasi viene coperto dal SSN, ovvero non tutto è disponibile in zona malgrado un tempo lo era (a cosa credete siano serviti i tagli ai presidi ospedalieri periferici?).

Ecco dunque che scatta lo stesso meccanismo psicologico che abbiamo visto per il software demo. Non a caso, la stessa prestazione sanitaria che non troviamo agevolmente nel pubblico (se non attendendo tempo e magari spostandoci a chilometri di distanza), viene effettuata nel giro di pochi giorni e magari a pochi chilometri da casa, in una struttura privata. Noi, che magari abbiamo necessità di quella prestazione in “tempi umani” e non possiamo spostarci agevolmente, siamo indotti a pensare: allora è vero! Il privato è meglio.

Diamine, certo che è meglio! Quando rendono “scadente” il SSN, per contrasto, quello privato sembra un gioiello di efficienza, con una differenza non da poco: quello pubblico è gratuito o richiede il pagamento di un prezzo simbolico (e dunque è accessibile a tutti, cioè universale), mentre quello privato è a pagamento ed è costoso in rapporto al servizio offerto (e dunque diventa sostanzialmente accessibile solo per chi se lo può permettere). Ed ecco dunque provato come i meccanismi della “scarsità” e della “limitazione”, che sono meccanismi tipici delle strategie commerciali, siano meccanismi traslati nei servizi essenziali e più in generale nel welfare state(che viene cannibalizzato dalla logica del mercato), inducendoci ad accettare un sistema (neoliberista) dove la salute e la vita delle persone hanno un prezzo sul quale qualcuno ha “diritto” di farci un lauto profitto.