Il sito Proversi.it ha appena pubblicato un approfondimento sulla delicata questione delle sanzioni imposte dagli USA all’Iran, seguite all’uscita, nel 2018, della potenza d’oltreoceano dall’accordo Joint Comprehensive Plan of Actions, stipulato nel 2015 con l’obiettivo di smantellare il piano di sviluppo nucleare di Teheran. La revoca da parte degli Stati Uniti, l’introduzione di sanzioni atte a colpire l’economia del governo iraniano e gli accordi tra quest’ultimo e i Paesi esteri, sta avendo un forte impatto sugli equilibri tra Occidente e Medio Oriente.
I sostenitori delle sanzioni sono convinti che tale provvedimento sia una valida alternativa al conflitto militare per fermare l’egemonia del regime iraniano, che da anni compie abusi e favorisce il terrorismo di matrice islamica. Chi invece è contrario alle sanzioni, ritiene che Trump punti solo a soffocare l’economia iraniana e favorire così gli interessi di Israele e Arabia Saudita, con il rischio di creare problemi sia per la popolazione iraniana sia per l’economia occidentale.
In risposta alle nuove sanzioni imposte dagli USA, l’Iran ha chiesto agli altri paesi firmatari dell’accordo, Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Germania, di applicare strumenti economici atti ad allentare la stretta delle sanzioni. Di fronte al mancato soddisfacimento delle sue richieste, a partire da maggio 2019 l’Iran ha lanciato diversi ultimatum ai paesi firmatari dell’accordo, allo scadere dei quali ha applicato una serie programmata di sforamenti dei vincoli imposti dal JCPOA sul nucleare.
Un nuovo drammatico capitolo si è aperto il 3 gennaio 2020, quando, a seguito dell’uccisione del generale iraniano Qassem Soleimani in un raid ordinato dagli Stati Uniti, vista anche l’inefficacia delle strategie europee nel contrastare gli effetti delle sanzioni americane, l’Iran ha annunciato che riprenderà l’arricchimento dell’uranio in base alle proprie esigenze e senza alcuna limitazione. C
ome annunciato dalla Tv di Stato “Al Arabiya”: “Teheran non rispetterà più limiti operativi alla sua industria nucleare, compresi quelli relativi alla capacità e al livello di arricchimento dell’uranio, la quantità di materiali arricchiti e le attività di ricerca e sviluppo”.
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