Lettere al Direttore

Cristianofobia, Asia Bibi in un libro nuovo

Attraverso “Enfin libre” – la cui traduzione in italiano è in corso – Asia Bibi, che vive in un luogo tenuto segreto, racconta il calvario che ha vissuto nel suo paese.

Condannata a morte nel 2010, è stata finalmente assolta alla fine del 2018, dopo un’importante campagna internazionale di sostegno, di cui l’Osservatorio sulla Cristianofobia ha preso parte attivamente.

“La mia storia, voi la conoscente attraverso i media. Ma non potete immaginare la mia vita quotidiana, in prigione”, scrive Asia Bibi in “Enfin Libre”.

Asia Bibi inizia così il suo racconto: “Io, Asia Bibi, condannata all’impiccagione perché avevo sete”.

Infatti, ti ricorderai, Asia Bibi era una lavoratrice agricola cristiana, madre di cinque figli.

In quel fatidico 14 giugno 2009 era andata a prendere dell’acqua quando scoppiò un diverbio con le lavoratrici vicine, tutte musulmane. Queste donne avevano denunciato Asia Bibi sostenendo che, durante la discussione, aveva offeso Maometto.

Picchiata, chiusa in uno stanzino, abusata e infine arrestata, nonostante contro di lei non ci sia nessuna prova, viene condotta nel carcere della città di Sheikhupura.

“Sono diventata prigioniera del fanatismo [musulmano]”, scrive Asia Bibi.

“Questi islamici, anche se non rappresentano la maggioranza, dettano le loro volontà […] perché non esitano a piazzare bombe”, accusa Asia Bibi, sicura che la sua condanna è stata opera di giudici assoldati dagli estremisti islamici che vogliono cacciare i cristiani del Pakistan.

Appunto, la cosiddetta blasfemia è un argomento infiammatorio in Pakistan, dove a volte bastano semplici accuse, senza nessuna prova, per condurre a linciaggi e omicidi.

Secondo il “Rapporto sulla libertà religiosa dei cristiani nel mondo” di Open Doors, l’agenzia americana di aiuto ai cristiani perseguitati, nel Pakistan i gruppi radicali islamici sono corteggiati dai partiti politici, dall’esercito e dal governo.

E questo naturalmente incoraggia le persecuzioni contro le minoranze religiose come i cristiani.

Per questo, i cristiani soffrono a causa della discriminazione istituzionalizzata, i lavori considerati come i più abietti, sporchi e spregiativi, sono riservati a loro.

Molti sono poveri e vittime di lavori in schiavitù. Altri invece appartengono al ceto medio, ma ciò non li salva dall’essere emarginati o perseguitati perché le famigerate leggi sulla “blasfemia” colpiscono in particolare le minoranze cristiane.

Continua Asia Bibi: “I cristiani soffrono di ogni tipo di disprezzo, quando non vengono semplicemente eliminati, come è successo ad una famiglia cristiana bruciata viva in un villaggio vicino al mio”.

Una volta condannato a morte, il “bestemmiatore” viene gettato in prigione, e “ha come compagni di cella soltanto le sue lacrime”.

Asia Bibi racconta la sua vita quotidiana in prigione: “Una lunga catena che trascina sul terreno sporco, collega la mia gola alla mano ammanettata della guardia che mi tira come un cane al guinzaglio. Nel profondo di me, una paura opaca mi conduce verso le profondità dell’oscurità. Una paura pulsante che non mi lascerà mai”.

Dietro le sbarre, ci sono molti che vogliono esaudire il desiderio di altri prigionieri che gridano “A morte!” o “Impiccatela!” quando Asia Bibi cammina per i corridoi. Le guardie entrano nella sua cella di notte per picchiarla.

La sua compagna di cella, una musulmana, muore per avvelenamento perché è considerata “troppo carina” con i “paria”. “Fossi in te, starei attento a cosa mangio…”, le è stato consigliato.

Asia Bibi racconta anche che persino un commando talebano è riuscito a entrare nella sua prigione prima di essere catturato non lontano dalla sua cella.

In questa “anticamera della morte” che è diventata la sua cella, Asia Bibi trova la salvezza solo nelle preghiere rivolte alla Madonna, scacciando pensieri suicidi e speranze infrante.

Racconta che il governatore del Suo Stato è venuto a trovarla e le ha promesso di “portarla fuori di lì”. In seguito, Asia Bibi apprenderà che è stato assassinato.

Papa Benedetto XVI chiede la sua liberazione e questo intensifica l’odio nei confronti dei cristiani in Pakistan e la sua testa è messa a premio da un mullah.

Asia Bibi non ci crederà nemmeno quando, alla fine, la Corte Suprema la assolverà. Il 9 maggio 2019 un comunicato stampa ufficiale dice semplicemente: “Asia Bibi ha lasciato il Pakistan volontariamente per il Canada”.

Che Asia Bibi fosse innocente era evidente per tutti, anche per la Corte Suprema del Pakistan che per anni aveva arenato il suo caso. E lo ha fatto perché sapeva che avrebbe dovuto assolverla a pieni voti, verdetto che non sarebbe stato gradito ai gruppi radicali islamici.

E se la Corte finalmente si è mossa, è dovuto alla pressione della comunità internazionale.

Ma l’agonia di Asia Bibi non è finita. Al suo arrivo in Canada, un islamista diffonde un video sui social network affermando che è andato in Canada per uccidere la “bestemmiatrice”.

Da allora vive in un posto segreto.

Il Pakistan si trova al quinto posto nella lista di “Open Doors” dei paesi dove i cristiani sono più perseguitati.

Secondo “Open Doors”, in Pakistan i cristiani vengono sottoposti a pesanti controlli e sono regolarmente bersaglio di attentati.

Le chiese cristiane più attive nel campo dell’evangelizzazione e nei ministeri per giovani affrontano una persecuzione ancor più feroce.

Nel complesso, tutti i cristiani vengono considerati cittadini di seconda classe, come dimostra il fatto che mestieri considerati umili, impuri ed indegni sono ufficialmente riservati a loro.

Le leggi sulla blasfemia vengono applicate nei confronti della minoranza cristiana. Per questo, i cristiani evitano di esprimere liberamente la propria fede per timore di essere accusati di blasfemia, imprigionati o addirittura condannati a morte.

È grande il numero di singoli episodi di violenza contro comunità, congregazioni e singoli individui, tra cui rapimenti, stupri di donne, matrimoni forzati, sfratti e dislocamenti dentro e fuori dal paese.

Si stima che ogni anno circa 700, tra ragazze e donne, vengono rapite e spesso costrette a sposare uomini musulmani.

Sono fiducioso che rimarrà a fianco dell’Osservatorio sulla Cristianofobia nella difesa di tutti i cristiani perseguitati nel mondo.


Silvio Dalla Valle – Direttore dell’Osservatorio sulla Cristianofobia

Secolo Trentino