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A processo il rapper che aveva ballato sulle tombe di 100 mila caduti italiani

Nel 2017 aveva creato molto scalpore il video del semisconosciuto (e presunto) rapper Justin Owusu che, per promuovere un suo pezzo, aveva deciso di girare il video musicale all’interno del sacrario di Redipuglia in Friuli Venezia Giulia.

Una volta pubblicato il video su YouTube, Owusu era stato travolto dalle polemiche per il contenuto, assolutamente discutibile, del suo video. Il rapper infatti si era fatto riprendere, senza le adeguate autorizzazioni, mentre era intento a cantare e ballare sulle tombe dei 100 mila italiani caduti durante la I° Guerra Mondiale presenti all’interno del sacrario di Redipuglia.

Lo sdegno per l’irrispettoso gesto di Owusu era stato immediato, con il sindaco di Foliano Redipuglia, Antonio Calligaris, che aveva immediatamente mostrato il suo sdegno per la vicenda, affermando: “Siamo come Comune di Fogliano Redipuglia pronti ad affiancare Onorcaduti nelle azioni legali che vorranno intraprendere. Ritengo che in questo caso “parte lesa” non siano solo né Onorcaduti né il Comune ma la stessa “nazione”, che quel Sacrario rappresenta, e che a mio avviso è stata fatta oggetto di vilipendio.
Mi aspetto inoltre che lo Stato, in tutte le sue articolazioni, sappia reagire in modo rigoroso e duro, come deve fare uno Stato civile. Spero altresì che non ci si nasconda dietro risibili scuse come la “libertà di espressione o artistica”, perché questo sarebbe un ulteriore insulto a quei caduti e ai loro parenti (…)”.

A nulla erano valse le (tardive) scuse del rapper che si era giustificato asserendo di essere stato frainteso e strumentalizzato, aggiungendo come il suo video non volesse essere lesivo della memoria dei caduti italiani ma volesse semplicemente mostrare alcuni dei luoghi caratteristici del Friuli Venezia Giulia.

Domani, a più di due anni dai fatti, Justin Owusu (all’anagrafe Emmanuel Owusu Frimpong) e il suo produttore dovranno presentarsi innanzi al Tribunale di Gorizia con l’accusa di violazione di sepolcro. La speranza è che i due abbiano capito la gravità delle loro azioni e non si trincerino nuovamente dietro banali giustificazioni come fatto in precedenza, ma ammettano le loro colpe e chiedano sinceramente perdono per aver dissacrato la memoria di chi per la nostra patria ha dato la vita.

Secolo Trentino