Dopo il disastro di lunedì, quando la Borsa di Milano è stata la peggiore d’Europa, anche la seduta di ieri si è chiusa al ribasso. Con lo spread in salita. Insomma, non è bastato cantare Bella ciao, il virus non si è spaventato.
E non si è arrestato neppure di fronte ai libri sul volto al posto delle mascherine. Così gli investitori, che si erano convinti del potere taumaturgico dell’antifascismo di sardine e Pd, hanno compreso di essere stati truffati da Giuseppi e compagni ed hanno penalizzato la Borsa italiana.
D’altronde l’incapacità assoluta di questo governo avrà pesantissime ripercussioni sull’economia italiana. E il virus servirà come alibi per nascondere le responsabilità di un esecutivo fallimentare. Già adesso pare che i media di servizio abbiano dimenticato che la produzione industriale italiana era crollata prima che emergesse il problema del coronavirus, non dopo.
Ma adesso le associazioni di ogni categoria hanno già avanzato richieste di aiuti pubblici per far fronte alla crisi di ogni settore. Non c’è da illudersi assistendo alla corsa all’accaparramento da panico. Gli assalti ai supermercati rappresentano solo un aspetto della stupidità nazionale, ma non sono una indicazione di buona salute economica dei consumatori. Anzi, gli sprechi di questi giorni bruceranno risparmi e ridurranno gli acquisti futuri. Un segnale, profondamente negativo e preoccupante, arriva da Antonello Marzolla, segretario generale Usarci. Gli agenti di commercio, assicura, stanno registrando un calo rilevante degli ordini e ciò significa che, nei prossimi mesi, la produzione diminuirà ulteriormente e si ridurrà l’attività dei negozi.
Si procede, blindati in casa, verso una nuova recessione. E non è colpa del virus ma della disastrosa gestione dell’economia italiana. In ogni settore, a partire dal turismo. I nostri operatori hanno speculato per anni sul terrorismo negli altri Paesi, sulle tensioni in Grecia, sugli scontri in Catalogna. E ora si indignano perché vengono ricambiati nello stesso modo, con gli altri Paesi che invitano i loro abitanti a non venire in Italia. Nel frattempo, però, gli stessi nostri operatori hanno schifato i turisti italiani, troppo poveri per permettersi vacanze nella Penisola. Ora, però, anche i buzzurri italiani diventano interessanti (d’altronde neppure in Africa li vogliono più), peccato che con gli stipendi da fame non possono garantire lunghi soggiorni negli hotel.
Ma la politica dei bassi salari e della precarietà non favorisce neppure il mercato interno per assorbire gli altri prodotti. Ed è vero che il virus non si annida in prodotti che, grazie alla pessima logistica italiana, arrivano sui mercati stranieri quando i virus sono già morti di noia, ma non si può ignorare l’effetto negativo sul piano dell’immagine. Non si acquista solo una mela o un oggetto Made in Italy, ma anche l’immagine di un’Italia come Paese del buon vivere e del bel vivere. Se l’immagine diventa quella di Conte, Di Maio e Speranza è difficile che i potenziali acquirenti si entusiasmino per il Paese del pressappochismo, dello scaricabarile, delle canzoncine antivirus.