Scuola
Scuola
Cultura

Per 55mila docenti in tutta Italia il lavoro è a rischio, ma (insieme alla sanità) serve ripartire da loro

Il precariato dei docenti rimane uno dei problemi costanti relativi al lavoro in Italia. Cambiano i numeri anno dopo anno, ma la situazione non varia più di tanto e l’unica costante è la sensazione di abbandono che provano migliaia e migliaia di insegnanti, il cui impiego è appeso a un filo.

Molte amministrazioni hanno provato a venire incontro a questa categoria

Ma la questione non è mai stata trattata in maniera così approfondita, almeno quanto basta da poter arginare il numero dei docenti precari nel nostro Paese.

Qualche giorno fa, a Cagliari, c’è stata proprio una manifestazione di un centinaio di docenti precari preoccupati che le prove di selezione nazionale, che vede circa un milione di candidati, li privino delle loro cattedre, occupate recentemente. Pasquale Vespa – rappresentante dell’Associazione Nazionale Docenti per i Diritti per i Lavoratori – afferma che per circa 55mila docenti in tutta Italia il lavoro è a rischio, di cui solo 5000 in Sardegna, e sono color che sono riusciti a garantire l’insegnamento nel Paese e nella regione. Queste persone hanno paura di perdere il loro posto e di venir sostituiti da altri candidati, portando un forte senso di precarietà e senza valorizzare il loro impiego e impegno giornaliero.

Le cattedre totali, di tutti i vari ordini di scuola, a disposizione su tutto il territorio italiano sono circa 800mila e i posti occupati dai supplenti annuali sono poco più di 180mila

Eppure i posti disponibili per l’anno scolastico 2020/21 sono solo circa 26mila, tra posti vacanti generali e pensionamenti. Questo dà l’idea di come sia un terno al lotto cercare di mantenere il lavoro da insegnante. La situazione peggiora se si guardano gli stipendi annuali dei docenti italiani: 31.094 euro, è questo ciò che guadagna un docente italiano della scuola secondaria di primo grado con 15 anni di anzianità. In Germania si arriva sui 65mila euro circa, ma anche senza andare troppo lontano, in Francia si arriva sui 33mila circa e in Spagna sui 37mila.

La situazione è grave anche per gli insegnanti di sostegno

Considerata come una piccola nicchia tra i docenti, ma altrettanto fondamentali all’interno del sistema scolastico. In Italia un docente di sostegno su due è precario, al Nord lo è il 62% – molti precari provenienti dal meridione prendono incarico su sostegno senza titolo al Nord – e al Sud lo è al 30%. Per dare un’idea ancora più precisa, nella sola città di Torino, su circa 100 insegnati di sostegno 69 sono precari. Per reagire a questo problema e stabilizzare i docenti precari, il governo ha previsto, nella legge di bilancio, uno stanziamento di circa 50milioni di euro per il 2021 e altrettanti soldi per gli anni successivi.

Il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina ha promesso di prendere provvedimenti

Già subito dopo il suo giuramento avvenuto questo gennaio. E’ chiaro che ci si augura, per il bene di questa categoria, che la situazione si rislova al più presto e che si ridisegni la ridistribuzione del denaro da stanziare ai vari servizi, tra i quali c’è la scuola che ne ha un gran bisogno.

Affrontando questa problematica da un punto di vista puramente umano, i docenti non possono essere lasciati da soli in questa battaglia, perché rappresentano un ingranaggio fondamentale della nostra società, perché oltre ad essere docenti sono anche educatori, tenendo conto che passano dalle 10 alle 30 ore settimanali con bambini e adolescenti, con tutte le problematiche che ne conseguono.

di Emanuele Marangon

Secolo Trentino