Con il mondo fermo a causa della pandemia di covid-19, nelle ultime settimane si sono fermate anche le missioni “umanitarie” delle navi Ong. Ora però, nonostante l’emergenza sanitaria sia tutt’altro che debellata, le cose sembrano essere cambiate. È notizia di pochi giorni fa infatti, come l’Ong tedesca Sea Eye abbia dato il via ad una nuova missione, consentendo alla nave Alan Kurdi di tornare in mare alla ricerca di migranti da “salvare”.
Come riportato da “Il Giornale”, il presidente di Sea Eye, Gorden Isler, ha candidamente ammesso di aver informato anche le autorità tedesche della partenza, affermando:“Anche in questa crisi, facciamo affidamento sulla responsabilità e sul coraggioso intervento politico del nostro stato di bandiera. Siamo in stretto contatto con le autorità tedesche”. Da queste dichiarazioni sembra proprio che in Germania fossero informati di questa partenza e che, nonostante vi sia un’emergenza sanitaria in atto, non abbiano fatto nulla per fermarla.
Ora, senza voler commentarele discutibili tempistiche con le quali Sea Eye ha fatto il proprio annuncio, è doveroso fare alcune precisazioni soprattutto considerato che questa nuova operazione umanitaria interesserà, quasi sicuramente, anche l’Italia. Cosa succederebbe se l’Alan Kurdi recuperasse in mare qualche barcone e decidesse di farli sbarcare nel nostro paese?
In questo particolare momento, l’Italia ha preoccupazioni ben maggiori di quella dei migranti, con il coronavirus che quotidianamente continua a mietere numerose vittime, come potrebbe l’Italia aprire i propri porti a migranti che potrebbero contribuire alla sua espansione?Senza considerare che lo sbarco di migranti porterebbe via forze che attualmente sono impiegate nel contrasto all’epidemia di covid-19.
In un momento così delicato come quello attuale, l’unica preoccupazione dell’Italia dovrebbe essere quella di contrastare il coronavirus e garantire l’incolumità dei propri cittadini. Non certo preoccuparsi di dover gestire possibili sbarchi di migranti.