Home » Conte non è un granché. Ma i suoi avversari brancolano nel buio
Editoriali Pensieri in Libertà

Conte non è un granché. Ma i suoi avversari brancolano nel buio

Sì, d’accordo. Giuseppi Conte non è un granché come guida per l’emergenza. Ed il suo governo è men che modesto. Tutto vero. Però non è che il popolo italiano stia proprio offrendo delle alternative convincenti. Tutti alla disperata ricerca di inesistenti “competenze assolute”, tutti pronti a rinunciare alla propria libertà in nome di una emergenza che non si conosce. 

Lasciamo fare agli esperti”. Ma quali? A gestire le chiusure non è uno scienziato ma un commercialista. I virologi vanno in tv a tempo pieno e si contraddicono l’un l’altro quando non si contraddicono da soli.

Mascherine sì, mascherine no, mascherine forse. La Terra dei cachi, cantava Elio. Due settimane chiusi in casa, che problema c’è? Ma non sono due, sono quattro. E che problema c’è? Non sono quattro, sono due mesi. E che problema c’è? Forse non bastano nemmeno due mesi. Beh sì, il problema c’è. Anzi, ce ne sono tanti. Ad iniziare proprio dalla salute perché due mesi senza sole, senza aria, senza movimento fanno male soprattutto a quegli anziani che, in teoria, si vorrebbero proteggere. Due mesi senza far muovere i bambini? Una follia assoluta, sotto l’aspetto fisico ed anche mentale.

Ma il gregge italico si indigna se vede una mamma a passeggio con il proprio figlio. E li vede, mamma e figlio, mentre il delatore indignato è a spasso con il cane. 

Giuseppi non è granché. I suoi sodali sono anche bugiardi: “La fornitura di mascherine è sufficiente”. Poi arrivi in farmacia e leggi i cartelli “Non ci sono mascherine”. 

Ma i suoi e loro avversari? Certo, non è difficile andare in tv a chiedere che vengano versati mille euro sul conto corrente di chiunque li chieda. L’onestà ed il senso civico degli italiani si sono visti con il reddito di cittadinanza. Richiesto da evasori totali, da chi lavorava in nero, da mafiosi, da chi non aveva la minima voglia di alzare le terga dal divano. È l’Italia dei furbetti, quella esaltata da fini intellettuali che si entusiasmavano per le cinture di sicurezza disegnate sulle magliette. Ma quanto è geniale, l’Italia. 

Un governo di incapaci criticato da chi non offre una prospettiva credibile. La “Bestia” di Salvini non ne azzecca più una da mesi e mesi. Sarebbe ora di accantonarla e di passare a chi è in grado di fare proposte diverse dalle comparsate in tv da Barbara D’Urso. Perché non ha importanza se sono veri o fasulli i sondaggi che continuano a registrare un calo della Lega. Ciò che ha importanza è la mancanza di un progetto. 

Poi ci si mette il gregge che, di fronte al pericolo, segue il pastore anche se lo conduce al macello. Perché la prospettiva non è la tosatura ma proprio il macello. E quando persino Lamorgese riesce ad avere una intuizione corretta, relativa al turismo estivo, il gregge insorge. “Come fa a pensare al turismo, se tutti dovremo rinunciare alle vacanze?”. Ci pensa, giustamente, perché vale il 13% del Pil nazionale e distruggerlo significa assestare il colpo di grazia al Paese. Ci pensa perché la prospettiva di obbligare i reclusi a lavorare e poi a rientrare in casa senza diritto allo svago, alla socialità, ad una semplice passeggiata significa solo creare le condizioni per il disastro definitivo. Gli schiavi non producono qualità, e la produzione senza qualità, a costi italiani, non la vuole nessuno. Se poi si impedisce di far ripartire il mercato interno, la produzione resta in magazzino.