18 contagi su un numero di tamponi di circa 200 e 10 decessi. 528 sono i casi attualmente presenti nelle RSA del Trentino. Questi i numeri della diffusione del Coronavirus in Trentino. Fugatti nel corso della conferenza stampa ha confermato l’idea di procedere a test sierologici per capire l’esatto numero di persone contagiate dal coronavirus mentre al contempo per quanto riguarda la libertà di movimento rimangono valide le norme già stabilite nelle scorse settimane.
Si utilizzerà la nuova struttura di Volano, struttura che è stata completata nel giro di pochi giorni per fronteggiare l’emergenza. 10264 sono state le domande per il bonus alimentare a oggi presentate.
Al contempo il dottor Ferro ha rassicurato che sta puntando nell’attivare un sistema di sorveglianza per evitare che tra il personale coinvolto nelle attività produttive non ci siano casi di Covid-19.
Al contempo si sta discutendo la possibilità di usare strutture alberghiere per i pazienti Covid-19. “Considerata la presenza in tutta la provincia di strutture ricettive alberghiere, ci sembra opportuno valutare la possibilità di adibirne alcune, uniformemente distribuite sul territorio, a strutture di ricovero per pazienti Covid-19”. Così, in una lettera inviata al presidente della Provincia, Maurizio Fugatti e agli assessori Stefania Segnana e Roberto Failoni, il presidente dell’Ordine dei medici trentino, Marco Ioppi. La proposta – soluzione che alcune Regioni, come Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Puglia, Sicilia e altre hanno già adottato – era stata fatta nei giorni scorsi anche da Ugo Rossi (Patt).
Ora i medici trentini chiedono alla Provincia di valutarne l’adozione: “In tali strutture, che potrebbero essere presidiate da infermieri territoriali, in collaborazione con un medico delle Usca, potrebbero essere accolti I pazienti Covid-19 che richiedano un controllo clinico stretto, ma non ancora candidati a ricovero ospedaliero, come pure i soggetti positivi a Covid-19 in cui può essere problematico l’isolamento domiciliare (…)”, si legge nella lettera.
Potrebbe essere un modo, suggerisce Ioppi, per “contribuire ad evitare di diffondere il contagio all’interno del nucleo familiare, che si sta dimostrando un problema sempre più importante”.