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La soluzione di Trump al Coronavirs: raggi ultravioletti e iniezioni di disinfettante

Il Presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump ha proposto un nuovo trattamento decisamente anticonformista per combattere il Coronavirus. Durante la conferenza stampa di ieri alla Casa Bianca, il Tycoon avrebbe infatti proposto di usare i raggi ultravioletti e delle iniezioni di disinfettante.

La proposta dei raggi ultravioletti deriva dalle considerazioni di William Bryan, senior advisor della sicurezza nazionale per quanto riguarda scienza e tecnologia: secondo le sue analisi, il calore e i raggi ultravioletti avrebbero un impatto potente sul patogeno del virus. Secondo Bryan, anche la candeggina avrebbe un effetto benefico, potendo distruggere il virus nella saliva entro cinque minuti, mentre l’alcool isopropilico impiega solo un minuto.

Tuttavia lo studio non è stato ancora pubblicato e si aspetta una valutazione esterna, anche se la speranza – certificata anche dai dati attualmente registrati nei paesi con una temperatura media più alta – è che il caldo estivo possa agire come protezione dai nuovi contagi.

La proposta di Trump delle iniezioni di disinfettante è stata però presto stigmatizzata da alcuni scienziati. Vin Gupta, pneumologo americano, ha affermato su NBC News che le affermazioni del Presidente potrebbero avere pessime conseguenze: “L’idea di iniettare o ingerire un qualsiasi prodotto detergente nel corpo è irresponsabile e pericolosa, basti pensare che si tratta di uno dei metodi più comuni per tentare il suicidio“.

L’avversario in pectore di Trump, Joe Biden, ha consigliato al Presidente di concentrarsi sui DPI e sui test. “Raggi ultravioletti? Iniezioni di disinfettanti? Signor Presidente, le propongo io un’idea: faccia altri test subito e fornisca di dispositivi di protezioni i veri professionisti del settore medico“.

Certo, va detto che quelle di Trump non sono delle vere e proprie proposte, quanto piuttosto delle suggestioni. Lo stesso Presidente ha detto nella conferenza stampa che senza prove concrete a livello scientifico nessuna di queste ipotesi verrà messa in campo. La cosa certa è che Bryan, nei laboratori governativi, ha dimostrato che gli aumenti di temperatura hanno effetti progressivamente benefici contro il virus, ma ha anche avvertito che il virus potrebbe restare su superfici che non ottengono luce diretta o sono meno esposti al calore.

Le polemiche maggiori derivano anche dal fatto che Bryan non è uno scienziato né un medico: i suoi titoli infatti vedono un Master of Science in intelligence strategica presso il Joint Military Intelligence College di Washington e un Bachelor of Science in gestione dei sistemi logistici presso la Colorado Technical University di Colorado Springs. Resta tuttavia da confermare l’ipotesi di un’efficacia dei raggi ultravioletti: nel caso sia dimostrato, sarebbe un grande passo avanti nella lotta al Coronavirus.

Secolo Trentino