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Prove tecniche di “suicidio”? Renzi e il PD si sfilano da Conte

L’inizio della Fase 2 dell’emergenza Coronavirus ha visto polemiche nascere a ogni latitudine: le lamentele riguardo alcune ambiguità delle paventate riaperture hanno infatti visto un fronte comune comprendente il centrodestra – stavolta da Forza Italia fino a Fratelli d’Italia passando per la Lega – la Conferenza Episcopale Italiana, Confindustria, l’intero settore della ristorazione, notevoli giuristi e anche parte dell’opinione pubblica tendente verso il centrosinistra.

Secondo quanto riferiscono fonti interne al Partito Democratico all’agenzia giornalistica Agi, nei dem il livello di tensione relativo alla permanenza nel Governo Conte II è aumentato esponenzialmente. Particolarmente duri e critici risultano essere Graziano Delrio e Andrea Marcucci, capigruppo rispettivamente della Camera e del Senato per quanto riguarda il PD.

In questa fase bisogna semplificare la vita delle persone: mantenendo la prudenza e su indicazione del comitato scientifico occorre dare indicazioni generali che poi i territori possano adattare alle varie situazioni” ha affermato in un tweet Delrio, aggiungendo che “servono regole semplici che consentano di conciliare il diritto alla salute e la necessità di riprendere le attività economiche. Serve che ognuno faccia la sua parte, anche le opposizioni possono contribuire“. Inutile dire che ci si possa leggere sia una critica alla complessità del decreto, sia un’apertura verso le opposizioni che finora non sono state coinvolte come ci si sarebbe aspettato.

Ancora più duro Marcucci, che in un’intervista rilasciata a La Repubblica afferma che la ripartenza è “troppo cauta“. “Ci sono aspetti molto positivi in questo nuovo decreto: la ripresa delle attività produttive è sostanzialmente a tutto tondo, ma prevede un rigido rispetto dei protocolli di sicurezza. Credo che con la stessa logica si sarebbe potuto procedere anche su altri aspetti rilevanti, come le funzioni religiose“. “Da cultore delle libertà individuali – continua Marcucci – interrompere quella di culto per un periodo così lungo mi preoccupa. Si sarebbe potuta applicare la logica di protocolli rigidi anche alle funzioni“.

La preoccupazione di Marcucci riguarda anche la riapertura di bar e ristoranti: “Spostare l’apertura a giugno vuol dire mettere ancora più a rischio un comparto legato strettamente a quello turistico e alberghiero. La prudenza va bene, ma bisogna fare una valutazione complessiva, senza criticare generalmente Conte e il Governo, ma spero ci sia qualche ipotesi migliorativa rispetto a questo cronoprogramma“.

Nella riunione avvenuta di recenti tra tutti i parlamentari del PD, si sarebbe stagliato il grido di “Basta vaghezza“, criticando il discorso per certi versi molto nebuloso pronunciato da Giuseppe Conte. Per il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, secondo quanto riporta Agi, ci sarebbe bisogno di un “forte connotato politico” per quanto riguarda il decreto liquidità: “Bisogna evitare che le decisioni, nel gioco di mediazioni fra maggioranza e opposizione, finiscano per passare sulla testa dei parlamentari” avrebbe affermato nel corso della Segreteria nazionale del Partito Democratico.

I deputati dem avrebbero quindi voglia di dar vita a una nuova stagione politica, nella quale si passi dalle misure restrittive alla “ricostruzione” post-Coronavirus. Bisogna tuttavia dire che gran parte del PD impegnato attivamente nel Governo sta lavorando comunque alla durata in pianta stabile dello stesso: Anna Ascani, Viceministro dell’Istruzione, starebbe di fatti mettendo a punto un “piano per l’infanzia”, che ben concilia la fedeltà governativa con la ricostruzione.

Il PD – afferma Nicola Zingarettista lavorando a un piano infanzia ed è pronto a dare il proprio contributo affinché si riparta davvero. Bisogna affrontare la grande questione di come riportare bambini e ragazzi a una vita il più normale possibile, anche prima della riapertura delle scuole“. La Ascani invece afferma: “Nelle prossime ore verrà messo a punto un piano infanzia: occupandomi della fascia da 0 a 6 anni, lavorerò per rendere questo piano attuabile, di concerto con il Ministero della Famiglia, con gli enti locali, con i gestori delle scuole paritarie e con tutti i soggetti coinvolti. Ogni proposta verrà sottoposta al Comitato tecnico scientifico, ma compito della politica è trovare soluzioni“. Una piccola spallata a una delle task force di Conte.

Se l’atteggiamento del Partito Democratico rimane comunque pro-Governo, molto più duro risulta invece Matteo Renzi e con lui tutta Italia Viva. Intervistato anche lui da Repubblica, l’ex Premier definisce l’ultimo decreto un “assurdo costituzionale“, chiedendo tra l’altro di portarlo in Parlamento per poterlo così sottoporre al voto.

Conte non può impattare sulla vita delle persone al punto di definire con un decreto chi puoi vedere e chi no” afferma il leader del nuovo partito di centro. “Abbiamo accettato una limitazione quando le terapie intensive erano al collasso e i medici dovevano decidere chi intubare e chi no, ora basta. La libertà non è un bene disponibile, quando si inizia a considerarla come tale iniziano brutte storie. La libertà non vale meno della salute” ha aggiunto Renzi.

Il leader di Italia Viva critica anche la mancanza di differenziazioni tra le regioni: “Non lasciare alle Regioni la decisione sulle aperture è una scelta sbagliata e politicamente controproducente: questa decisione riabilita Salvini, che invece era finito all’angolo. Un Presidente del consiglio – continua – non deve guardare gli indici di gradimento ma il numero dei posti di lavoro, l’andamento del PIL, le previsioni internazionali“.

La ripartenza è troppo lenta, il Governo non si sta rendendo conto che in autunno ci sarà una carneficina di posti di lavoro“, continua Renzi, che conclude: “Fuggire dal Parlamento è una scelta grave e trova la sua base in una visione dello Stato paternalistica e irrispettosa della libertà: non ho nulla da perdere e quindi lo dico a voce alta“.

Dopo un simile intervento, difficilmente Italia Viva darà appoggio a questo Governo ancora a lungo mettendo in seria difficoltà la maggioranza parlamentare dello stesso Giuseppe Conte. Alla Camera infatti senza Italia Viva i giallorossi si dovrebbero aggrappare ad almeno 6 voti dal gruppo misto – cifra tutto sommato raggiungibile – mentre al Senato sarebbe impossibile avere una maggioranza in pianta stabile.

Le ipotesi sono molteplici: al momento, quella di una permanenza di Giuseppe Conte alla guida di un Governo sostenuto principalmente dal Movimento 5 Stelle e dal Partito Democratico è la più probabile. Tuttavia non possono escludersi ribaltoni: una pista vedrebbe un governo di minoranza “a larghe intese” tra Forza Italia, i renziani e il PD, che però si fermerebbe a 216 deputati e 113 senatori e non potrebbe insediarsi se non con l’astensione della Lega nella fiducia; un’altra porterebbe all’ormai noto governo di unità nazionale, guidato probabilmente da un tecnico come Mario Draghi, al quale evidentemente parteciperebbero il PD, Italia Viva, Forza Italia e anche la Lega, escludendo il Movimento 5 Stelle e con buone probabilità anche Fratelli d’Italia, ostile a un nuovo governo tecnico. Di sicuro, ci saranno grandi cambiamenti dopo l’emergenza Coronavirus sullo scenario politico italiano.

Riccardo Ficara Pigini