Fugatti lo ha ammesso senza mezzi termini: “Sono 430 milioni di euro annuali le cifre ad oggi pattuite, che di fronte ai conti pubblici andati ormai in completo dissesto a livello nazionale, diventano per il Trentino una questione di sopravvivenza”, ha detto a fine conferenza stampa odierna a precisa domanda di un cronista. Tradotto? Una dichiarazione che pre-annuncia l’effettivo “fallimento” dello Stato.
Il tema, affrontato nella discussione odierna con il Ministro Boccia, rientra in merito a “quanto il Trentino contribuisca ai conti pubblici nazionali“, ma indirettamente tira in ballo i conti dello Stato, mai come in questo periodo storico così in rosso. E le parole del Governatore Fugatti non fanno ben sperare.
“Nell’interlocuzione – ha ricordato – che abbiamo avuto col ministro, fatto che è un po’ tipico di queste trattative, si è divisa in due. Una è la parte politica delle regioni e una quella tecnica del MEF, sui 430 milioni trentini che vengono mandati a Roma per il Patto di Milano, che sono una piccola parte rispetto ai miliardi di competenza nazionale, per quanto riguarda la parte politica di competenza delle regioni, si è trovata una giustificazione che secondo il MEF non va bene. Visto un approccio ragionieristico”. “Il Trentino – ha ribadito – non rischia di crollare ma i 400 milioni in meno nel buco del bilancio per la diminuzione della produzione non è poca roba nel bilancio provinciale. Il bilancio provinciale – ha dunque ribadito – per quei 400 milioni nelle funzioni di competenze e gestione locale si trova limitato”.
Le affermazioni del Presidente della Provincia autonoma di Trento tornano dunque a far riflettere circa la drammatica situazione dei conti pubblici a cui la Provincia autonoma del Trentino vorrebbe “sottrarsi” per problemi, a questo punto, di natura ovviamente tecnica. E dunque tutt’altro che politica.
Certo, la questione politica è senza dubbio importante, tuttavia in questi mesi spesso e volentieri l’abbiamo vista esser anteposta, in termini sanitari, alle giuste prese di posizione dei comitati tecnici-scientifici. Ma, anche per questo, la tematica economica (spesso e volentieri in passato relegata ai “tecnici”) non deve esser ritenuta meno importante. A maggior ragione se per dirigere e predisporre adeguatamente la prima occorre saper pensare ad un investimento di natura economica di non poco conto.
Così si scopre che mai come in questo momento la natura della richiesta avanzata dalla stessa Provincia, di volersi “svincolare” dal peso oramai divenuto insostenibile del rosso profondo in cui sono sprofondati i conti pubblici di Roma, sia quanto mai (obiettivamente) comprensibile. Per il Trentino si è richiesta la sospensione di pagamento per due anni. Questo è quanto. Ora lo si valuti considerando quanto sottolineato.
Se è vero che la salute viene prima, allora è altrettanto vero che per predisporre adeguate misure di prevenzione e tutela sanitaria i conti della Provincia autonoma devono configurarsi come tali, senza ulteriori versamenti o ammanchi. E se è vero che, come sottolineato da Fugatti, l’ammanco per la Provincia (che si priverebbe dunque, all’interno del quadro finanziario indicato dal MEF di tale cifra) si quantifica in una somma pari o superiore ai 430 milioni di euro annuali, è altrettanto vero che da essa potrebbe dipendere la sua stessa sopravvivenza, così come quella dei suoi cittadini.
E se a tenere vivo il dibattito politico è la fase dedicata alle regioni, su questa (di natura appunto prettamente tecnica) forse il Governatore sta ragionando per come dovrebbe. Per ciò che gli è stato chiesto di fare. E che, chiunque nella sua posizione e con le dovute maniere, dovrebbe poter fare. A maggior ragione se la Provincia è a statuto speciale e certi poteri, soprattutto in materia, gli sono concessi.