Economia

L’Europa boccia gli aiuti a pioggia agli italiani: non creano futuro

Un segnale è solo un segnale. Però, quando arriva dalla Corte Costituzionale tedesca vale un po’ di più. Perché le perplessità sull’impiego dei fondi della Bce non toccano soltanto i giudici ma coinvolgono la popolazione dell’intera Germania e di altri Paesi dell’Unione europea. 

Difficile dar torto ai tedeschi quando l’Italia del lìder minimo e dei dittatorelli vuole utilizzare i fondi europei non per rilanciare il Paese ma per una serie di interventi a pioggia che costano tantissimo e non risolvono nulla.

Di fronte alla disoccupazione crescente, di fronte al dilagare di richieste di reddito di divano, di fronte all’esercito di immigrati che affollano le casse dei supermercati con i buoni pasto da 25 euro “offerti” dal contribuente italiano, cosa vuol fare il governo dei dittatorelli dello Stato Libero di Bananas? Regolarizzare altri 600mila clandestini, con tutto ciò che concerne in termini di costi aggiuntivi.

I nuovi schiavi sono richiesti da imprenditori che non hanno nessuna voglia di pagare retribuzioni corrette ai lavoratori italiani. E manca la volontà di far rispettare la regola di base del reddito di cittadinanza che, in teoria, dovrebbe venire cancellato in caso di rifiuto del lavoro offerto.

È evidente che tutte le promesse sul cambiamento epocale provocato dal virus saranno, come sempre, dimenticate. Non si cambia nulla, in questo Paese, perché manca la volontà di farlo, mancano le capacità, manca l’onestà. Restano solo gli slogan, sempre più falsi. 

“Restate a casa”, ma non se siete clandestini perché, in tal caso, potete arrivare, sbarcare, muovervi, farvi mantenere con i soldi che non ci sono più. 

Bisogna rivedere il rapporto tra città e contado, tra monte e piano”. Però i cittadini non devono andare in campagna e tantomeno sui monti. Il ripopolamento della montagna deve essere richiesto, purché resti vietato.

Bisogna rivoluzionare tempi e modi del lavoro”. Però i collegamenti in Rete di chi fa lo smartworking se li devono pagare i dipendenti. E la rivoluzione dell’organizzazione del lavoro consiste solo nell’introduzione dei turni e del lavoro domenicale (senza straordinario).

Bisogna ripartire dalla scuola e dalla formazione”. E si marcia sicuri verso la cancellazione di ogni forma di preparazione decente, verso la distruzione della socialità tra i ragazzi, verso la negazione dello sport nella scuola.

Tutte menzogne, tutte promesse non mantenute. Vuote come gli slogan fastidiosamente retorici delle pubblicità televisive. Dopo due mesi di “andrà tutto bene”, di “ce la faremo”, di “nuovi eroi”, non se ne può più. Un briciolo di fantasia non guasterebbe, un minimo di sguardo rivolto al futuro non farebbe male. Macché: retorica a tutto spiano, con frasette idiote, copiate dai film, strappalacrime che non fanno lacrimare. Può bastare.

Riguardo l'autore

augustograndi

Augusto Grandi, giornalista professionista. Corrispondente del Sole 24 Ore. Premio St.Vincent di giornalismo nel 1997.

Ha pubblicato libri di saggistica e di narrativa. Tra i primi "Sistema Torino", "Sistema Piemonte", "Lassù i primi, la montagna che vince" (Premio Acqui Ambiente), "Eroi e cialtroni, 150 anni di controstoria", "Il Grigiocrate Mario Monti". Per la narrativa "Un galeone tra i monti", "Baci e bastonate" (premio Anguillarino), "Razz, politici d’azzardo".

È membro della giuria del premio Acqui Storia.

Secolo Trentino