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Editoriali

Lo slogan di ridurre gli stipendi dei politici è ormai un disco rotto

“Riduciamo gli stipendi parlamentari”, è questa l’ultima mossa di propaganda da parte del M5S e di tutte le forze che in un modo o nell’altro ruotano nell’orbita pentastellata. Un urlo fatto in un contesto dove tutto è fosco e nulla è chiaro, tanto che quella richiesta di ridurre gli stipendi dei parlamentari ai tempi del Covid-19, così come la riduzione del numero di senatori e onorevoli, diventa un mezzo per nascondere tutti quei fallimenti di un movimento che si presentava come un qualcosa di diverso, un qualcosa che fosse antisistema.

Nei fatti non è stato così e la delusione la si vede con i sondaggi elettorali che hanno visto la riduzione dei consensi a favore del M5S e di liste affini a favore del Partito Democratico, che ha così riavuto tante persone che erano rimaste deluse dal centrosinistra, o di Fratelli d’Italia e Lega, che già da mesi stanno assorbendo parte di quell’elettorato pentastellato e co. che votava il Movimento perché chiedeva un cambio di passo e che sembra averlo oggi trovato con Giorgia Meloni e Matteo Salvini.

Del M5S è rimasto infatti il taglio di stipendi, come se lo stipendio di un parlamentare possa fare davvero la differenza in un sistema economico già al collasso prima della crisi del Coronavirus, come se quel taglio possa aiutare tante categorie economiche che stanno soffrendo una crisi che ha radici ben più profonde di quella di un virus.

Vuole essere un qualcosa che possa anche occultare, quindi nascondere, la disastrosa gestione del Coronavirus, di quando si affermava che non c’erano rischi, che sarebbe andato tutto bene. Stesso discorso poi per la scarcerazione di molti boss mafiosi: un atto gravissimo soprattutto perché consentito da un partito che si poneva come baluardo la lotta alla mafia e la difesa della legalità.

Il taglio degli stipendi, o delle indennità, diventa anche un disperato tentativo – e qui non possiamo far a meno di pensare Don Chisciotte della Mancia – di condurre una battaglia fuori tempo, quando il vero problema è rispondere alle tante promesse fatte in televisione dal reale capo politico del MoVimento 5 Stelle.

La cosa più drammatica è però un’altra: non rendersi conto che vi è una ragione concreta nel dare uno stipendio politico di una certa somma al politico. Il politico ha due rilevanti problemi: la responsabilità per le decisioni prese e la temporaneità del suo incarico. Sul primo punto è compito del politico assumere delle responsabilità prese in nome e per conto del suo elettorato, anche andando contro a questo – un principio che si chiama “insindacabilità del mandato parlamentare” – se va a favore della collettività.

Si tratta di una responsabilità di non poco conto dato anche che forme di democrazia diretta possono essere limitate e non applicabili a priori per qualsiasi materia, anzi è necessario che ci sia un soggetto che raccolga le varie idee e opinioni e formuli al meglio una decisione soddisfacente. Al contempo è importante ricordare la temporaneità del suo incarico.

Solitamente un politico riveste un incarico per un periodo di massimo 20 anni: un periodo che lo tiene fuori dal mercato del lavoro al termine dell’esperienza politica e che comporta un serio rischio per l’imparzialità di questo nelle decisioni prese durante lo svolgimento dell’incarico. Certo il problema non si presta per quanto riguarda il caso del pubblico dipendente, che almeno a fine mandato ha la sicurezza di avere un posto di lavoro, o per l’imprenditore, il quale può contare sulla propria azienda se la ha gestita a persone affidabili, ma non è lo stesso per il dipendente nel settore privato o per il libero professionista.

Un problema non di poco conto perché ridurre ulteriormente gli stipendi – e a confermarlo anche un noto esponente politico nazionale – può essere una soluzione nefasta nella tenuta democratica del Paese e la situazione sollevata dal MoVimento 5 Stelle in questi anni non può far altro che portare a un calo della qualità dei politici presenti nel nostro Paese.

Sia ben chiaro un concetto, che va anche a loro parziale difesa: il discorso del taglio degli stipendi era doveroso in un’epoca storica dove la politica si contraddistingueva dalla presenza di molte comparse, di persone scelte per simpatia e ben poco rappresentavano la comunità che li aveva eletti.

La situazione è profondamente poi cambiata con l’introduzione di un sistema elettorale, il Rosatellum proposto dal PD renziano, che ha valorizzato il concetto di rappresentanza del Parlamentare: oltre a funzionare sul piano pratico, i parlamentari lavorano bene sul territorio al quale sono legati indissolubilmente.

Certo il legame col territorio potrebbe essere rinforzato riprendendo il Mattarellum, forse la migliore delle leggi elettorali sperimentate nell’Italia repubblicana, però dopo anni di Porcellum e listoni bloccati, la legge attualmente in vigore – e a forte rischio sopravvivenza qualora passasse il proporzionale puro del Brescellum – mette fine alle giuste polemiche che avevano animato alle origini il MoVimento.

M.S.

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