Nella cosiddetta fase due non si tralasci la ripresa delle celebrazioni religiose.
La pandemia ha cambiato notevolmente il nostro vivere quotidiano. Certamente la chiusura dei luoghi di culto e l’impossibilità di celebrare riti religiosi ha posto i credenti davanti a domande fino ad ora mai sorte e che nella fede e nelle indicazioni dei precetti possono trovare risposta. L’emergenza coronavirus ha fatto riemergere un forte bisogno di comunità, il fedele che partecipa dell’esperienza cristiana sa che non si salva da solo e che la propria vita la vive pienamente nella comunità.
A partire dal 18 maggio sembrano possibili le celebrazioni delle messe con i fedeli sull’intero territorio nazionale. Il Trentino, essendo Provincia Autonoma e territorio con profonde radici cristiane, potrebbe dare un segnale di vicinanza ai propri cittadini riaprendo alle celebrazioni da subito. Questo dimostrerebbe la fiducia che tutti noi abbiamo nei confronti della comunità trentina dove il senso di responsabilità è da sempre segno di distinzione.
La riapertura, ovviamente, dovrebbe essere vincolata al rispetto delle norme di sicurezza e ai protocolli che già il Governo italiano ha sottoscritto con la Cei.
“Tutti noi – afferma il Consigliere Autonomista Lorenzo Ossanna – siamo stati colpiti da questa pandemia. L’incertezza legata al proprio e altrui futuro sembra essere costante e quotidiana. Mentre sono dominanti le richieste alle scienze per la ricerca di un vaccino contro il virus, la condizione di isolamento restituisce un senso di precarietà e fragilità dell’essere umano e una richiesta di “salvezza”. Dobbiamo augurarci una rinascita, una ripresa della normalità sia oggettiva che soggettiva e questo passaggio non può avvenire se non pensiamo anche alla nostra spiritualità. Per questo motivo – conclude Ossanna – ritengo importante, nel rispetto delle norme di sicurezza, una ripresa delle celebrazioni religiose a partire da subito.”