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Mezza Italia contro Silvia Romano per colpa della comunicazione (fallimentare) del Governo

Il punto più basso che questo governo, anzi la sua comunicazione, poteva elaborare: sottoporre una ragazza rapita per oltre 18 mesi alla gogna mediatica. Tutto per nascondere i propri insuccessi nella gestione del coronavirus; per non parlare delle mascherine che costano di sicuro non 50 centesimi, come Arcuri si ostina a ribadire, delle numerose task force, della disperazione delle partite Iva e di un decreto aprile che tra poco diventerà decreto giugno.

Il governo, forse deliberatamente, ha così sottoposto una ragazza vittima della sindrome di Stoccolma al linciaggio sui social. Cosa serviva per evitare quanto successo in questi due giorni? Esattamente tutto ciò che invece ha fatto il governo.

Basti pensare alla scena del suo arrivo in Italia, dove si è presentata vestita con abiti islamici. Come se non bastasse, la comunicazione istituzionale poi è inciampata nell’immagine degli abbracci che la povera sventurata ha ricevuto da famigliari e politici; una scena normale e giusta, ma al contempo siamo in epoca di Covid-19 e quegli stessi politici lì presenti invitano gli italiani continuamente a evitare i contatti fisici e a tenersi a distanza di sicurezza. L’esatto opposto dell’immagine che è stata fornita: così da una immagine di speranza e di positività questa si è trasformata in una di rabbia. “Loro potevano abbracciarsi”, noi no: questo è il messaggio (ricorrente sui social) che è passato.

Altra questione riguarda poi la sua scelta di essere chiamata con il suo nome islamico (“Aisha”): una comunicazione istituzionale seria non doveva ignorare la delicata situazione psicologica di una ragazza rapita per 18 mesi e farla tranquillamente parlare con i giornalisti, che non sono certo l’amico della porta accanto. Soprattutto se intorno a sé ci sono le attenzioni di un intero Paese.

Altro questione – come se non fosse bastato quanto successo domenica – è stata quella di far sapere ai giornalisti il suo arrivo a Milano nella giornata di lunedì. Assembramento in una città a rischio quando non si permette neanche alle persone poter andare a bere uno spritz.

Sono certamente critico, ma si può essere in questo testo anche propositivi. Cosa sarebbe stato meglio fare? Semplicemente farla arrivare a casa, farla riposare, così da incontrare in serenità i suoi familiari e con calma organizzare la conferenza stampa.

In questo modo la ragazza avrebbe avuto di sicuro maggior serenità nel poter affrontare simili attenzioni, senza essere sottoposta ad attacchi violenti sui social che si potevano evitare, ma del resto, siamo in Italia.

M.S.