La vicenda legata alla liberazione di Silvia Romano, la ragazza tenuta prigioniera in Somalia per 18 mesi dagli uomini Al Shabaab, continua a far discutere l’Italia, con la popolazione divisa tra chi ritiene eccessivo il (presunto) pagamento di 4 milioni di euro di riscatto e chi sostiene che lo Stato abbia agito con coscienza salvando una connazionale in difficoltà.
Ad acuire le polemiche vi è stato anche il fatto che Silvia Romano, che durante la prigionia si è convertita all’Islam cambiando nome in Aisha, sia arrivata all’aeroporto vestita con tradizionali abiti somali e abbia dichiarato appunto di essersi convertita e di essere sempre stata trattata bene dai suoi rapitori che non le avrebbero mai fatto subire violenze.
Proprio partendo da queste dichiarazioni il Codacons, il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori, ha presentato un esposto alla Corte dei Conti perché venga fatta chiarezza sulla vicenda, soprattutto sulla parte relativa al presunto riscatto che lo Stato avrebbe pagato ai terroristi per liberarla.
Come riportato da Adkronos, il Codacons ha chiarito come sulla vicenda vi siano diverse ombre, aggiungendo: “Ovviamente salvare i nostri connazionali è un obbligo per lo Stato italiano, e siamo tutti lieti per la liberazione di Silvia Romano, ma il pagamento di un riscatto in favore dei rapitori potrebbe rappresentare un reatonon solo penale ma anche contabile.
Per l’Associazione anche il fatto che Silvia Romano sia stata trattata bene durante la prigionia sarebbe un indizio da non sottovalutare dato che farebbe decadere le condizioni di “reali minacce di morte imminente”, condizione cardine per il codice penale italiano, ribadendo la necessità di svolgere ulteriori indagini: “Va accertato poi se la stessa potesse muoversi liberamente nei luoghi dove veniva portata senza che i servizi, pur informati, abbiano mai tentato come fatto altre volte di liberarla. Se inoltre la Romano abbia liberamente scelto di abbracciare la religione dei suoi rapitori convertendosi all’Islam, e se vi fossero i requisiti per il pagamento di un riscatto”.
Codacons ha poi concluso evidenziando l’assoluta rilevanza dell’interrogare gli agenti dei servizi segreti che hanno partecipato alle trattative, aggiungendo come se venisse confermato il pagamento di un riscatto, questa sarebbe un’enorme sconfitta per lo Stato italiano. Sconfitta, sulla quale sarà necessario che la Corte dei Conti faccia chiarezza.